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Carlo Pelanda: 2023-2-2Milano Finanza e Italia Oggi

2023-2-2

2/2/2023

Ecorealismo vs ecoestremismo

Da tempo latente, ora nell’ambiente europeo sta montando la protesta di molteplici attori di mercato contro l’ecopolitica dell’Ue perché ritenuta economicamente distruttiva a causa dei suoi divieti e tempi di loro applicazione ravvicinati. Finora le perplessità erano rimaste per lo più a bassa voce sia per la speranza che gli ecolimiti Ue fossero flessibilizzati sia per la paura di contrastare un ecoprofezia assolutista: se non si decarbonizza a ritmi serrati per ridurre l’effetto serra che riscalda il pianeta, questo diventerà luogo di catastrofi assimilabili al rischio di estinzione antropica, previsione corroborata con intensità legittimante dal vertice Onu. Il mercato tende a conformarsi alle ondate di opinione ed alle regole politiche perché il non farlo metterebbe a rischio il business. Ma, a fronte di una intensificazione e irrigidimento dell’ecopolitica limitativa dell’Ue, gli scenari tecnici mostrano che il ritmo della transizione decarbonizzante ha una forte probabilità di essere insostenibile per le attività economiche di parecchi settori industriali, in particolare dell’auto che ha natura portante. Pertanto si apre un confronto tra ecoestremismo ed ecorealismo e chi fa scenari è chiamato a prendere posizione.

Il gruppo di ricerca di chi scrive ha voluto andare a monte della questione, approfondendo l’interlocuzione con le scienze del clima. Il risultato è che certamente il pianeta si sta scaldando. Ma è stato rilevato sia che la comunità scientifica internazionale non è omogenea al riguardo delle cause sia – qui il punto - che chi mette in dubbio la prevalenza della causa antropica è sottoposto a ostracismo, come se una parte volesse far prevalere via ideologia e non via scienza un ecoscenario. Pertanto sarebbe utile un confronto pubblico, che finora non c’è mai stato, sulle vere cause del riscaldamento per valutare le contromisure e la loro possibile efficacia, considerando che il pianeta da sempre mostra periodi caldi (anche superiori a quello temuto) e freddi. Se la causa antropica si rivelasse prevalente, allora l’ecoestremismo diventerebbe razionale, ma se non lo fosse sarebbe più efficace investire in ecoadattamento (viabilità dei sistemi umani in qualsiasi condizione climatica). Un’altra esplorazione ha riguardato i ricercatori sul lato dell’estremismo decarbonizzante: una parte notevole ritiene che sarà difficile rispettare il limite di aumento di 1,5 gradi a fine secolo se tutto il mondo non decarbonizza subito. Ma la mappa delle ecopolitiche nazionali mostra che Cina e India lo potranno/vorranno fare in tempi più lunghi, che l’America incentiverà la decarbonizzazione, ma non metterà ecolimiti stringenti e che le nazioni povere potranno cominciare a pensarci solo se riceveranno soldi da quelle ricche. Quindi è solo l’Ue che sta creando un decorrelazione tra ecostandard e sviluppo, rischiando poi una crisi della finanza continentale. Ci sono motivi per più ricerca ecorealistica e non con pregiudizio ecoideologico

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