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Carlo Pelanda: 2023-1-5Milano Finanza e Italia Oggi

2023-1-5

5/1/2023

Si apre la partita per l’influenza sulla Russia post Putin

Filtrano da Mosca indizi di instabilità del regime. In alcuni think tank dell’alleanza tra democrazie comincia a circolare la domanda, trasformata in oggetto di studio, di cosa succederà nella Russia del dopo Putin: “colpo dello scorpione” del regime prima della fine, nuove élite influenzate da Pechino oppure dagli occidentali o soluzione autonoma russa, con sostituzione “liscia” o via guerra civile? Il tema inizia ad interessare alcuni grandi attori di mercato, chi attratto dall’idea di prendere posizione in una potenzialmente ricchissima Russia nuovamente viabile se sostituito il regime, chi scontando un effetto ottimistico sul mercato finanziario in caso di cessazione della guerra in Ucraina con prospettive di rilassamento negoziale. Non è ancora possibile probabilizzare gli sviluppi di scenario, ma non si possono ignorare gli indizi e, soprattutto, i “segnali”. Tra questi il sibillino comunicato dell’intelligence danese che l’azzardo dell’attacco cinetico russo all’Ucraina sia dovuto all’effetto di distorsione mentale nella mente di Putin a causa di farmaci anticancro. Senza escludere altre interpretazioni, va annotato che questo “segnale” – probabilmente veicolato da altri via Danimarca – concentra tutta la responsabilità sulla persona di Putin, implicitamente assolvendo gli altri siloviki, oligarchi e apparato militare.

Qualora fosse veramente così, che “segnale” sarebbe? Un invito alle élite russe ad attuare un golpe, la disponibilità a lasciare che una Norimberga sia gestita dalla giustizia interna russa e non esterna o perfino non attivata, nonché il ripristino di relazioni economiche e cessazione delle sanzioni con la motivazione che fu solo colpa di Putin e di una ventina di altri. Un indizio corroborante è che uno di questa ventina, Medvedev, si sia precipitato a Pechino per, forse, stabilire i termini riservati di un sostegno cinese al regime, poi chiesto pubblicamente da Putin a Xi Jinping. Se così, il conflitto si trasferirebbe dall’Ucraina ad una guerra civile, ora latente in Russia, tra putiniani costretti a scegliere il sostegno esterno della Cina e russi difensori dell’autonomia nazionale, indirettamente sostenuti dalle democrazie. Indizi da Washington e Pechino? Le due potenze condividono l’idea che nel mondo ci siano due imperi maggiori, America e Cina, e due (molto) minori e intrinsecamente instabili, Ue e Russia, l’una in consolidamento entro la Pax Americana e l’altra in lenta e prudente acquisizione da parte della Pax Sinica. Certamente questo fatto spinge i due a mantenere freddo il conflitto tra loro, ma non ad accordarsi sulle rispettive aree di influenza, impostando una nuova Yalta: ciò definisce gran parte del mondo come area di competizione. La Russia è un boccone molto appetibile, anche perché l’influenza su di essa porterebbe uno dei due imperi ad ottenere un dominio non sfidabile sul pianeta. Solo ipotesi, ma la partita sembra aperta. Aggiornamenti.  

(c) 2023 Carlo Pelanda
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