Sarebbe irrealistico non prendere atto che nel mondo è tornata la “normalità storica”, cioè lo spettro della guerra, dopo circa 80 anni di “monopolio della violenza” bipolare e brevemente (1989 – 2001) unipolare che evitarono un macro-conflitto globale pur nella densità di quelli locali. Così come sarebbe irrealistico non rilevare l’aumento prospettico e diffuso della spesa pubblica per scopi di riarmo. Tale analisi comporta una valutazione economica e finanziaria sulla “produttività della spesa pubblica militare” con lo scopo di inserire negli scenari dei termini di riferimento che permettano la viabilità del sistema economico-finanziario pur nel “nuovo” ambiente conflittuale globale. Chi scrive ha proposto al suo gruppo di ricerca e a quelli collegati (euroamericani) una serie di requisiti per tale specifica produttività affinché possa sostenere un ciclo positivo del capitale nelle circostanze. Primo, la spesa militare nelle democrazie deve produrre fiducia. Ciò implica sia il raggiungimento di una superiorità tecnologica “all domain” tale da dissuadere ogni avversario dal tentare azzardi, anche ibridi o indiretti, sia una correlazione con l’azione diplomatica per non soffocare la controparte statuale al punto da indurla ad atti irrazionali. Una definizione preliminare potrebbe essere “età della deterrenza con aperture”. L’America sta già tentando di sperimentare tale approccio attuando un “technology denial” intensivo contro gli avversari, ma lasciando spazi per le relazioni commerciali non strategiche. Tuttavia, il ricorso crescente alla guerra economica è ancora da calibrare per ottenere il risultato della fiducia, cioè un’ampia “zona sicura” nel mercato internazionale (area delle democrazie) ed una certa viabilità di quello globale con probabilità minimizzata di eventi bellici estremi. Secondo, la ricaduta rapida dell’innovazione tecnologica militare nel settore civile, anche ottenibile con l’ingaggio crescente dell’industria civile in quella militare stessa. Metrica: dovrà essere più rapida del ritmo di trasferimento tecnologico registrato nella precedente Guerra fredda. Appare possibile ed è un fattore di superiorità sistemica generale, oltre a quella militare, nella competizione tra democrazie e regimi autoritari. I secondi possono competere con capitale e tecnica, ma non con la libertà che è una leva formidabile se ben organizzata. Terzo, facilitare gli investimenti di capitale privato nelle politiche di superiorità: è oggetto di nuova ricerca la possibilità di aggiungere ai criteri ESG una “S” indicante Sicurezza/Superiorità.