Aggiornamento dello scenario di “deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva”. Il conflitto tra America e Cina sta trovando limiti che fanno prevedere il mantenimento di robusti flussi commerciali bilaterali pur nell’inasprimento della strategia statunitense, che coinvolge il G7, di negare a Pechino accessi alle tecnologie di superiorità e di ridurre la dipendenza per materiali critici dalla Cina. L’America ha interesse a mantenere l’import dalla Cina per materie non critiche per motivi disinflazionistici e la Cina stessa ha bisogno di esportare per compensare il rallentamento economico interno. Ma anche la “riglobabilizzazione selettiva”, cioè la formazione di un mercato ad integrazione crescente tra democrazie e nazioni alleate dove applicare un friendshoring di vaste dimensioni, sta trovando limiti per l’indisponibilità degli Stati Uniti a ridurre la priorità del reshoring nazionale (manifatturiero) a favore di un friendshoring esteso agli alleati. Infatti l’America sta avendo difficoltà nel consolidare l’alleanza politica con europei e partner nell’Indo-Pacifico fornendo una base economica all’alleanza stessa. Washington ne è consapevole e ha recentemente accolto le lamentele dell’Ue per l’eccesso di “Buy American” nella legislazione statunitense, promettendo deroghe a favore degli alleati via ordini dell’esecutivo, ma non una variazione della legislazione stessa, rendendo non sicura la deroga stessa. Ciò rende non stabile la pur forte convergenza tra Ue e Stati Uniti. Il governo tedesco appare bifronte: Il primo ministro vuole evitare la divisione in due blocchi del mercato globale, quello degli Esteri propone disincentivi per le aziende troppo dipendenti dal mercato cinese. Comunque l’Ue ha deciso di accelerare l’accordo bilaterale con il Mercosur, la penetrazione in Africa e altrove. Il punto: tra i blocchi sinocentrico e americocentrico, 3 miliardi di abitanti circa nel complesso, c’è un’area grigia di circa 5 miliardi e parecchie meganazioni. Che stanno mercanteggiando con America e Cina i loro favori consapevoli di essere determinanti per far ottenere maggiore potenza a uno dei due blocchi. Logica vorrebbe che in questa situazione il G7 si allarghi e compatti in forma di mercato integrato con capacità estensive. Ma la realtà mostra una difficoltà dell’America a rinunciare al suo eccezionalismo, pur consapevole del requisito di maggiore convergenza economica con gli alleati, dando un certo vantaggio momentaneo all’azione della Cina nell’area grigia. Lo scenario resta in attesa della reazione statunitense a questo fatto.