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Carlo Pelanda: 2022-10-8Verità and Affari

2022-10-8

8/10/2022

SWITCHTIME
Italia compressa ma con un bilancio riorganizzabile

I vincoli esterni di politica di bilancio per il nuovo governo sono molto chiari: niente debito perché sarebbe punito dai mercati; continuazione della conformità alle condizioni di erogazione del Pnrr per non rischiare il declassamento da parte delle agenzie di rating che la ritiene essenziale per alzare gli investimenti pubblici in un periodo di possibile regressione di quelli privati; in generale, convergenza con l’Ue, cioè non rompere le scatole per interventi con debito comunitario. Parecchi analisti vedono in questi vincoli esterni un gap tra fabbisogno di spesa pubblica compensativa e spazio fiscale sovrano per soddisfarlo, cosa che fa loro scrivere “l’Italia da sola non può farcela”. Poiché l’Italia sarà in effetti sola, a parte qualche mitigazione da parte del bilancio comunitario (comunque soldi italiani), ora bisogna capire se veramente non ce la farà oppure potrebbe farcela.

Chi scrive ha stimolato alcuni colleghi a rispondere alla domanda per scopi di pre-impostazione di uno scenario successivo. Quello già presentato definiva in 6 mesi + 3, da ottobre, il periodo critico dove il fabbisogno di spesa compensativa avrà alta probabilità di avere un picco e il relativo ottimismo economico per il 2023 era in parte sostenuto dalla possibilità di fare un piccolo extradebit concordato con l’Ue, attorno alla ventina di miliardi. Ora questa possibilità appare ridotta. Pertanto l’attenzione va sugli spazi di bilancio italiano. Chi scrive ha ripreso alcune considerazioni del Prof. Mario Baldassarri, ex viceministro dell’Economia, così semplificabili: “possibile che su un bilancio di mille miliardi non si possano ricavare risorse aggiuntive mirate?”. La risposta è stata che certo si potrà, ma bisognerà creare una procedura di riallocazione di capitoli di bilancio già definiti, atto metodologicamente diverso, pur affine, dalla “revisione della spesa” che può avvalersi di parecchi anni per l’esecuzione mentre nel frangente servirebbero, eventualmente, soldi non programmati in breve tempo. Primo punto: si possono riallocare impegni di spesa entro i saldi già comunicati all’Ue e mercati? Formalmente sì perché il bilancio 2023 deve essere ancora approvato da un parlamento dove la maggioranza è robusta, così come l’esecuzione di alcuni impegni del 2022. Secondo punto: i vincoli interni. La riallocazione della spesa deve tener conto di soglie superate le quali c’è un rischio di destabilizzazione. Per esempio una soglia critica riguarda il de-finanziamento eventuale della spesa per famiglie per mitigare i costi dell’energia alle imprese che non hanno mezzi per ridurlo nel breve termine. Qui lo spazio per un interruttore (switch) che alzi i flussi verso una stanza riducendoli in un’altra è poco. Ma se si aumenta il numero di stanze, lo spazio si allarga. Per esempio, ci sono decine di capitoli di spesa inutile che potrà essere ridotta indirizzando i flussi dove veramente servono. Quanto? Si consideri che molta spesa inutile deriva dal requisito di soddisfare gli elettorati dei partiti. Pertanto quanto spazio fiscale si potrà recuperare dipende da un accordo tra questi. Al momento si può annotare che il potenziale di re-indirizzo è elevato e che pertanto il rischio di oltrepassare qualche soglia settoriale di stabilità, per esempio il fabbisogno non coperto dei comuni, appare ridotto. Anche se si lasciano fuori dall’interruttore alcuni capitoli di spesa assolutamente necessaria, per esempio le pensioni, l’istruzione, la ricerca, la sanità, gli investimenti per nuove tecnologie e sistemi innovativi per la Difesa? A occhio sì perché lo spreco in migliaia di rivoli che alimentano spesa non necessaria per il presente ed il futuro è enorme. E al riguardo delle tasse? Il vincolo interno, derivato dal limite all’indebitamento, è di non aumentarle nel periodo critico per poi iniziare a ridurle dopo che questo è passato, forse anticipando la riduzione dal cuneo fiscale nelle buste paga. In sintesi, la sensazione (non ancora scenario) è che una conduzione politica determinata e politicamente sostenuta dalla maggioranza possa aumentare i flussi finanziari di eventuale emergenza modificando la configurazione interna del bilancio statale con un “interruttore intelligente” senza scostamenti dai saldi prefigurati ed accettati da mercato ed Ue. Il termine “eventualmente” è qui enfatizzato perché i dati dell’economia reale italiana, pur forte l’erosione dei margini aziendali per causa di inflazione ed il rischio esistenziale per molte unità in alcuni settori, sono buoni ed indicano una grande capacità di adattamento a situazioni avverse, compreso il rallentamento dell’economia globale previsto dal Fmi per il 2023. Anche nel caso peggiore di molteplici shock sincronici, per esempio guerra, prezzo del petrolio insostenibile, ecc.? No, ma in quel caso scatterebbe una configurazione d’emergenza dell’Intera Ue ed Eurozona corroborata da un ombrello G7. Il picco di stress più probabile, senza escludere casi peggiori, è al momento di alcuni mesi e quindi va considerato di entità media, pur richiedendo per l’Italia operazioni d’eccezione, visti i vincoli.

Cosa vuol dire “operazioni d’eccezione”? Essendo poco il tempo per la revisione di spesa via interruttori “eteroallocanti” potrebbe essere necessaria una procedura commissariale temporanea per i reindirizzi di risorse. In conclusione, un intervistatore estero ha chiesto allo scrivente quale canzone cantare in Italia nei prossimi mesi. La risposta è stata “Switchtime” (Il tempo dell’interruttore) contro il pessimismo.    

(c) 2022 Carlo Pelanda
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