Lo scenario 2023-24 del Centro studi di Confindustria aiuta ad individuare una soglia del prezzo del gas sotto la quale la tendenza alla stagnazione/recessione dell’economia italiana, in particolare nella prima parte del 2023, sarebbe meno grave e permetterebbe al sistema di restare in pur piccola crescita (il Pil italiano finirà a + 3,5% nel 2022): 100 euro per megawatt-ora. La scorsa settimana il prezzo era sceso attorno ai 150 dal picco di quasi 350 perché le scorte in Italia e nel resto d’Europa sono state riempite mediamente al 90% e per questo la domanda è calata in relazione al periodo di affannata ricerca a qualsiasi prezzo di gas da mettere in riserva per le emergenze. Poiché i flussi di rifornimenti alternativi a quelli russi stanno aumentando, è possibile sperare in una discesa “naturale” del prezzo sotto la soglia detta? Non ancora, avverte l’Eni, perché all’aumentare dell’importazione di gas da fonti multiple (a prezzi non bassi, ma sotto la soglia detta) potrebbe non corrispondere una capacità sufficiente di ricezione, in particolare a livello di rigassificatori. Tali analisi, per intanto, definiscono una priorità sistemica per il nuovo governo: accelerare il potenziamento delle infrastrutture di trasporto dell’energia per combinare abbondanza dei flussi di gas (probabile) con le capacità ricettive e distributive (da migliorare). Questo punto è cruciale per ridurre l’inflazione che sta distruggendo margini aziendali, togliendo spazio per nuovi investimenti, mette a rischio esistenziale un numero notevole di imprese, erode pesantemente i redditi delle famiglie e comporta più costi al bilancio statale sia per pagare le pensioni sia per rifinanziare il debito. Un’altra priorità riguarda la capacità della politica di bilancio statale – sempre più rigido, ma ancora flessibile per riallocazioni di spesa - di trovare spazio per interventi compensativi selettivi per unità economiche e famiglie in bisogno. Dalle cronache filtra la massima attenzione del nuovo governo sul tema che genera un’attesa di interventi conseguenti combinata con quella di qualche azione efficace dell’Ue dopo mesi di discussioni senza conseguenze concrete. L’opinione di chi scrive, pur in attesa di valutare l’impatto della riduzione dell’estrazione di petrolio decisa dal cartello dei produttori “Opec +”, è che sia possibile calmierare i costi dell’energia e l’inflazione nel 2023, evitando un eccessivo e depressivo rialzo dei tassi, ma alla condizione che governo italiano e Ue mettano in priorità assoluta la riduzione del costo dell’energia.