Dal 2020 l’economia europea ha subito shock multipli: pandemia, inflazione, crisi energetica, guerra e de-globalizzazione conflittuale che ha colpito, in particolare, l’export di Germania e (meno) Italia, nonché le importazioni di materiali critici. Fino a poco fa questi impatti apparivano in via di mitigazione, per esempio la sostituzione delle forniture di gas russo all’Italia con altre fonti a costi sostenibili, situazione che negli scenari limita il periodo critico di prezzi devastanti dell’energia in Italia a circa 6 mesi, da oggi, dopo il quale c’è un’attesa di miglioramento nel 2023. Ma stanno montando tre nuovi rischi di shock. Il primo riguarda la tendenza della Bce ad alzare troppo il costo del denaro inducendo un impatto depressivo. Ciò ha indotto il Governatore della Banca d’Italia a criticare la Bce perché punta a disinflazionare come se l’inflazione fosse da surriscaldamento economico mentre è in realtà causata da distorsioni nel ciclo delle materie prime. La Bce dovrebbe limitare la stretta monetaria eccessiva, ma al momento non c’è segno. Il secondo nuovo rischio riguarda la concorrenza intraeuropea tra nazioni con grande spazio fiscale per compensare gli extra-costi energetici, come la Germania, e gli altri, grave problema per l’Italia con limiti di indebitamento. Ma il terzo nuovo rischio appare più grave: l’espansione fuori controllo del conflitto in Ucraina tra Nato e Russia. Mosca, perso il suo potenziale offensivo e difensivo convenzionale, si è trincerata su una linea di confine, che include province ucraine annesse, il cui superamento sarebbe un attacco diretto alla Russia che legittimerebbe, in base alla dottrina militare russa, una risposta con armi nucleari e biochimiche. Inoltre, Mosca ha voluto segnalare via sabotaggio dei gasdotti (inutilizzati) nel Baltico la possibilità di attacco a tutte le infrastrutture sottomarine e navi gasifere di cui si avvale l’Europa, e l’Italia in particolare, per sostituire l’energia russa. Da un lato, in queste mosse si intravede la volontà di negoziare senza dover riconoscere una sconfitta. Dall’altro, per l’Ucraina è molto difficile rinunciare alla riconquista dei suoi territori occupati. Conseguentemente, aumenta il rischio di intensificazione ed estensione diretta all’area Nato del conflitto da cui potrebbe derivare una destabilizzazione politica ed economica di tutta l’Ue. Nonostante dichiarazioni belliciste, si nota l’avvio di un dialogo riservato tra America e Russia. Per mitigare questi nuovi rischi servirebbe anche una voce unica europea che però al momento non c’è.