Qualcosa l’Ue farà (a ottobre) per alleviare i costi energetici eccessivi, ma i fatti mostrano che non attiverà né un fondo d’emergenza che aiuti gli Stati né un tetto vero ai prezzi del gas. Infatti tutti gli Stati stanno predisponendo o hanno già acceso soluzioni nazionali. Per l’Italia è più difficile attuarle nel breve periodo perché il suo “spazio fiscale” è limitato dall’enorme debito. Tale limite è stato ribadito dall’Ue che preme sull’Italia affinché non ricorra a scostamenti di bilancio. Più importante, la Bce ha alzato di molto il costo del denaro e lo aumenterà ancora, per motivi di disinflazione perseguita inducendo una recessione ed una riduzione dell’inflazione importata alzando il valore di cambio dell’euro in relazione al dollaro, rendendo così insostenibile il costo di rifinanziamento del debito e l’impegno della Bce stessa (programma Tpi) a comprare debito italiano. In sintesi, i governi attuali e prossimo devono affrontare due minacce: crisi finanziaria e impoverimento. Il governo corrente ha rastrellato tra i 13 e 14 miliardi, probabilmente confermati nel prossimo “decreto aiuti ter” e sembra favorevole alla rateizzazione delle bollette. Tale misura potrà essere calmierante per uno o due mesi senza extradeficit. Ma poi non ci sarà più, o poco, spazio fiscale. Pessimismo? Prima di provarlo si dovranno valutare alcuni fattori in sviluppo nei prossimi mesi. Il prezzo del gas si sta riducendo per contrasto alla speculazione. Quello del petrolio sembra calmarsi grazie a fattori contingenti (rilascio delle riserve strategiche statunitensi), ma anche ciclici: il rallentamento economico globale sta riducendo la domanda. Importante per l’Italia: il governo ha attivato un programma di ri-sfruttamento dei vecchi giacimenti di gas e di destinazione di questo alle imprese energivore a costo basso: l’attesa è di circa 3 miliardi di metri cubi disponibili (via Gse) rapidamente. Va inserito nello scenario che l’Ue, pur insufficiente, separerà i costi di produzione dell’elettricità via gas da quelli con altri fonti meno costose. Se tutto questo andrà bene, il periodo critico dei prossimi sette mesi potrà essere gestito. Poi dalla primavera 2023 l’Italia avrà più sollievo dall’incremento delle forniture energetiche dal Mediterraneo, dalla messa a regime dei rigassificatori e dalla ripresa delle esplorazioni per sfruttare gli enormi giacimenti di gas, azione che fu sospesa irresponsabilmente nel 2008, che certamente esistono nel perimetro terrestre e marino nazionale. Imprese e famiglie non cedano al pessimismo.