Quanto pesa il fattore esterno nella crisi di governo? Un indizio lo si trova a contrario: gli appelli a Mario Draghi da parte di Stati Uniti, Francia e Germania e altri europei a restare alla guida di un esecutivo “depurato”. Questa è un’anomalia nella prassi delle relazioni internazionali, pur sfumata attraverso messaggi personali e non posizioni ufficiali. Ma questi messaggi sono filtrati, inducendo alcuni commentatori a tentare interpretazioni che fanno prevalere i motivi esterni nella posizione divergente del M5S su quelli interni/elettoralistici: è ben nota, e pubblica, la relazione forte tra Giuseppe Grillo e la Cina così come la posizione contraria all’invio di armi all’Ucraina. Considerando anche momenti ambigui da parte della Lega, poi riportati a convergenza euroamericana da una parte di questo partito e dall’azione di Draghi, appare verosimile che i leader del complesso democratico chiedano a Draghi stesso di condurre un governo convergente almeno per i prossimi 10 mesi dove la coesione occidentale sarà cruciale per gestire un picco potenziale di crisi geopolitica ed economica: il congelamento della guerra cinetica in Ucraina che richiede il rafforzamento della deterrenza di Kiev e grazie a questo l’avvio di negoziati con la Russia nonché l’azione per ridurre i prezzi dell’energia con mezzi politici di raggio globale. L’eventuale conferma di dimissioni irrevocabili da parte di Draghi sarebbe un segnale che l’Italia non potrà essere “pilastro” in questo periodo critico. Ma c’è tanta sfiducia all’estero sulla politica italiana da far percepire come pericolose elezioni anticipate rapide? Da un lato, la banca globale Citi ha comunicato che non sarebbe preoccupata di un eventuale vittoria del centrodestra perché in esso sono minori, in relazione al 2018, le tendenze populiste. Dall’altro, la conduzione attuale dell’America e dell’Ue teme un governo di destra in Italia che si aggiungerebbe all’ondata, valutata divergente, che c’è stata in Francia ed è prevedibile avvenga in Spagna. La Bce è preoccupata che una prevalenza della destra, così come una crescita della sinistra rivendicativa, comporti meno disciplina finanziaria ed è pronta ad inasprire la condizionalità per correggere tale eventuale tendenza. In sintesi, non c’è sufficiente fiducia esterna per lasciare che la democrazia italiana ricorra alla soluzione più semplice della crisi di governo e ciò fa prevedere più costi e condizionamenti esterni se lo facesse. L’insostituibilità di Draghi sia di stimolo ai partiti per far emergere leader credibili.