E' sempre più concreta la divisione del sistema internazionale tra due blocchi in conflitto tra loro: quello sino russo più altri regimi autoritari quali Iran, Corea del Nord, ecc. e quello denominabile come complesso democratico, cioè un G7 allargato a nazioni compatibili e basato su un nucleo di convergenza euroamericana. In mezzo ai due blocchi c'è una vastissima area grigia la cui conquista o comunque inclusione determinerà la superiorità dell'uno o dell'altro. L'Italia è in seconda linea nella guerra cinetica tra Ucraina e Russia, ma è in prima linea, piaccia o meno, nella guerra economica globale alla Russia, con impatto mondiale. La Cina a conduzione Xi Jinping già da tempo sfidava la supremazia statunitense e l'America ha risposto (con atto formale nel 2017) dichiarandola nemico e impostando la limitazione del suo potere geoeconomico e militare con voto bipartisan al Congresso. Pechino ha controrisposto sostenendo sempre di più la convergenza con la Russia. Quando ha visto che la pur vaga amministrazione Biden non cambiava la linea compressiva/condizionante inaugurata da Donald Trump, ha incentivato Mosca ad aprire un secondo fronte contro l'America in Europa per sfuggire all'accerchiamento, anche con lo scopo di destabilizzare/ricattare l'Ue per staccarla dall'influenza statunitense. Il vero motivo dell'offensiva russa in Ucraina è che Mosca si è sentita spalleggiata da Pechino, in una relazione di utilità reciproca. La Russia non vuole essere un vassallo della Cina, ma la fortissima reazione euroamericana all'esagerazione bellica russa ha ormai intrappolato, ahi noi, in modo irreversibile il regime di Vladimir Putin nel ruolo di strumento di guerra per procura della Cina. Al momento si può dire che Pechino abbia conquistato la Russia. Un brutto colpo per il complesso democratico e per l'economia europea a cui sarebbero stati utili una Russia non necessariamente amica, ma nemmeno troppo convergente con la Cina. Si potrebbe dire che le democrazie stiano avendo il vantaggio di estendere la Nato su richiesta di nuovi candidati e di inclusione dell'Ucraina, ricca di risorse e di capitale umano qualificato, ma sarebbe discussione su tema secondario.
Il tema primario riguarda l'inclusione dell'area grigia tra blocchi in quello delle democrazie in un contesto di probabile contrasto da parte dei sinorussi e di insufficienza militare e economica dell'America per condurre un'operazione così vasta, appunto, resa più complicata dalla disponibilità russa di impiegare la forza in diversi teatri, integrando i gap della Cina in alcuni settori militari e nelle capacità di fornire energia e cibo alle nazioni povere. Per inciso, la Cina ha da poco avvertito l'America che tra un lustro avrà un potenziale di marina d'altura pari a quello statunitense. Non è vero, ma se quello russo si integrasse al cinese, come iniziato con manovre congiunte, potrebbe diventarlo. Così come se quello europeo si integrasse con l'americano, britannico, nipponico, australiano, ecc., estendendosi, oltre che nell' Atlantico, nel Pacifico e nell'Artico, il complesso democratico manterrebbe una netta superiorità qualitativa e quantitativa. Così nello spazio extra e cyber e in altri settori dove la superiorità implica supertecnologie. In sintesi, la forma-zione dei due blocchi con strategia di presidio/influenza dell’area grigia richiede l’integrazione militare, e quindi economica, del complesso democratico nonché - qui il punto rilevante per Ue ed Italia - di divisione del lavoro. Una prima bozza tentatadalgruppo di ricerca dello scrivente mostra una mole rilevante di ingaggi per gli europei. Certamente l’Africa, dove l’America ha ridotto il presidio, con un metodo inclusivo fatto di incentivi e di rispetto non coloniale: l’Ue ha già iniziato da tempo questo approccio. L’Italia sta facendo da avanguardia per la priorità di mettere in sicurezza i rifornimenti di energia da Algeria, Libia, sperabilmente da Israele-Egitto, Nigeria, Angola e Mozambico, nonché di minerali critici dall’Africa in-terna, per esempio il Ruanda e altri. Ma in molte di queste aree c’è già una presenza cinese rilevante e una capacità russa di intervenire non solo militarmente, ma anche promettendo cibo a prezzi scontati, in particolare nell’Africa settentrionale desertica. Pertanto l’operazione africana non potrà essere solo diplomatica. Bisognerà ripotenziare l’ombrello statunitense, formare corpi di intervento militare, marino e terrestre, europei e costruire un’architettura finanziaria adeguata. Il tutto richiede una convergenza economica euroamericana, l’invito a Giappone ed Australia di ingaggiarsi, ecc. L’America ha un ruolo primario nel recuperare l’Arabia e gli Emirati all’alleanza delle democrazie garantendoli contro l’Iran cinesizzato (punto su cui Biden e la Germania sono ambigui) nonché 0 Sudamerica. L’India sarà un caso cruciale e la decinesizzazione dell’Etiopia un punto molto delicato. C’è tanto altro, ma quanto accennato dà l’idea della nuova complessità. L’Italia? Il suo interesse nazionale è di essere parte attiva e primaria nella costruzione della sfera di influenza globale delle democrazie perché essendo una potenza mercantile ha bisogno di accessi sicuri ad una vasta area di mercato internazionale che sostituisca la non praticabilità di quello russo e l’impervietà crescente di quello cinese. Ha il potenziale per farlo in con-corso, spinta dall’emergenza energetica sta iniziando, ma sono gli elettori ed i politici che devono imparare a vedere un’Italia globale (costi, benefici e responsabilità) dopo tanti decenni di rassegnata, ma comoda marginalità