Sta prendendo forma un sistema euroamericano che promette non solo un’alleanza più stretta entro la Nato ed un G7 esteso ad altri, ma anche la costruzione di un ciclo economico tra Ue e Nord America integrato come non mai. Questo, in teoria, potrà certamente sostituire tutta la dipendenza dell’Ue dalla Russia, in particolare gas e petrolio, prodotti per l’agricoltura e allevamento nonché creare un ombrello geopolitico per l’importazione di risorse critiche a livello globale. In pratica, però, bisogna aspettare la contrattistica e il piano per costruire nuovi rigassificatori nell’Ue, in particolare per le forniture di gas liquido, per valutare le conseguenze economiche. L’accordo quadro, infatti, prevede 15 miliardi di metri cubi di gas metano entro il 2022 per poi farli salire nel tempo fino a 50 miliardi annui per 25-30 anni. Chi scrive ritiene che la contrattistica sarà equilibrata e conveniente per gli europei perché sia di lungo termine (stabilità che permette efficienza ai produttori) sia per motivi geopolitici: l’America non può rischiare una divergenza con l’Ue in un futuro di confronto prolungato e globale con la Cina e l’Ue non può fare a meno dell’America di fronte all’aggressività della Russia, considerando anche un dopo-Putin che potrebbe essere caotico. Pertanto, se nel medio-lungo termine ci sono prospettive stabilizzatrici ed anche propulsive per l’export, soprattutto, italiano e tedesco in quanto potrà aumentare i volumi nei mercati statunitensi, canadese, giapponese, australiano e di altre nazioni dell’Asia non cinesizzata, resta però il problema che ci vorranno circa due anni per dare effetto pieno al passaggio dalle forniture russe a quella americane e di altri nel perimetro presidiato dal complesso democratico globale. Il problema è più grave in Germania e in Italia dove infatti sta calando la fiducia delle imprese sia per l’attesa di costi energetici e di materiali non sostenibili sia per la grande quantità di aziende che dovranno staccare le relazioni con la Russia, quasi 700 le italiane. Molte di queste sperano in un ripristino di tali relazioni, ma è difficile che ciò avvenga. Infatti il governo italiano dovrà creare un fondo di compensazione dedicato a sostenere la riorganizzazione di quelle più colpite. In sintesi, per l’Italia ci sono circa due mesi di tempo per evitare gravi impatti in materia di energia, agricoltura e industria. Se governo ed Ue sapranno compensarli rapidamente, il Pil italiano 2022 resterà positivo più delle attese. Se, invece, saranno lenti, il Pil sarà minimo o recessivo.