I dati mostrano tre condizioni principali per la tutela della fiducia economica nell’Eurozona: (a) mantenimento del conflitto cinetico in Ucraina entro un perimetro locale e suo congelamento; (b) una postura coordinata di politica fiscale dell’Ue correlata di fatto ad una espansiva della Bce entro una forte compattazione di Nato e G7 +; (c) la riduzione del rischio di stagflazione nel medio periodo. Lo scenario indica che il raggiungimento della prima condizione faciliti le altre. Pertanto l’attenzione va sulla possibilità che Ucraina e Russia riescano a siglare un compromesso.
Da sole, le sanzioni economiche contro la Russia non sono un deterrente sufficiente a bloccare l’offensiva russa nel breve termine né a rendere Mosca disponibile al compromesso in termini tali da renderlo accettabile a Kiev. Qualcuno ritiene che le sanzioni, in particolare se estese pur selettivamente ai clienti della Russia, possano convincere la Cina a calmare la Russia stessa per timore di danni, ma tale ipotesi, pur costringendo Pechino ad una posizione dichiarativa accomodante, in realtà sconta un difetto di intelligence condivisa: Washington non vuole tale estensione, né è pronta ad attuarla e a fornire all’Ue e Giappone compensazioni per collaborarvi, pur perseguendo una strategia graduale di soffocamento della Cina stessa. Infatti l’America sta aumentando la pressione per far fornire dagli alleati armi di qualità medio-alta, nonché reparti di “volontari” internazionali, con capacità di istruttori, e ombrello satellitare che permettano alla resistenza ucraina di aumentare il costo dell’offensiva russa, senza per altro superare la linea rossa di un ingaggio diretto. Tale mossa serve trasformare in simmetrico un conflitto altrimenti asimmetrico troppo a favore della Russia. Ed ha lo scopo di interdire ai russi l’Ucraina occidentale, cioè a ovest del Dniepr dove la popolazione russofona è minima, mentre ad est è più numerosa fino a diventare maggioritaria nel Donbass allargato ed in Crimea. Tale obiettivo è diventato credibile dopo l’osservazione sia della determinazione della popolazione ucraina sia di alcuni limiti tecnici dell’apparato militare russo. Ciò rende logico, e per tale motivo con certa probabilità teorica, che il compromesso porti ad una spartizione del territorio tra Ucraina libera e zona russofona, con salvafaccia per ambedue. L’Ue dovrebbe spingere di più per tale esito perché ha interesse all’esistenza di un’Ucraina libera dove ricollocare i rifugiati e, via affiliazione, utilizzare le enormi risorse minerarie ed alimentari di quel territorio.