La novità del vertice di Berlino si è basata sulla partecipazione di Londra all’intesa privilegiata tra Francia e Germania. Ma non vi sono state conseguenze concrete, a parte una letterina di buoni proposti a tutti gli europei e la proposta di un supercommissario per l’economia, in realtà tutela per Francia e Germania affinché la Commissione non osi più denunciarle quando violeranno il Patto di stabilità. Pochino. A cosa, allora, è veramente servita Berlino? Lo si può capire analizzando non i segnali “diretti”, ma quelli “indiretti”.
Vediamo gli intenti di Londra perché sono stati i motori principali dell’evento. Per tutto il 2003 Blair non è riuscito ad ottenere da Bush soddisfazione dell’interesse nazionale britannico – e suo personale – su tre piani: condivisione dei criteri di riordinamento dell’Iraq, molti punti critici della politica internazionale tra cui il trattamento dell’Onu e accesso dell’industria militare britannica ai programmi “top” del Pentagono e relativi grassi bilanci. Così il leader laburista si è trovato scoperto sia sul lato americano sia su quello franco-tedesco in una situazione di perdita di consenso interno per la difficoltà di dover seguire gli Usa senza poterli influenzare. Ciò ha reso prioritario dimostrare a Bush che se Washington continuava a restare sorda e chiusa alle richieste di Londra, allora questa sarebbe stata capace di accordarsi con gli europei e di contrastare, pur nell’ambito della storica alleanza bilaterale, gli interessi statunitensi. Tale opzione di emergenza era già pronta nell’estate nel 2003. Quando il vertice autunnale tra Blair e Bush non risolse le questioni aperte tra i due, anzi, il primo fece scattare il piano “B”: mostrare che poteva unirsi ai franco-tedeschi rompendo l’asse atlantico, soprattutto in materia di industria militare, la più rilevante sul piano economico e geopolitico. Quindi il vertice di Berlino, dal punto di vista inglese, è servito principalmente a questo: mostrare con i fatti che se Washington non mollava vi sarebbe stata una svolta post-atlantica. E per rafforzare questo messaggio Londra ha fatto vincere un contratto militare ad un consorzio anglo-francese (aereo rifornitore) in competizione con uno anglo-americano, nonché annunciato una portaerei in collaborazione con Parigi. Ma, ovviamente, l’intento di Blair è quello di convincere gli Usa ad amoreggiare e non di abbandonarli. Quindi il summit di Berlino gli è servito come strumento per far riaprire le orecchie al distratto Bush. C’erano anche altri intenti, ma quello detto è il principale. E definisce con chiarezza la natura dell’eventuale direttorio a tre: Londra lo caricherà o scaricherà di peso in relazione ai suoi problemi di relazione con gli Usa.
Parigi ha, ovviamente, facilitato questa mossa inglese nella speranza di poter usare a proprio vantaggio, soprattutto sul piano dell’industria degli armamenti, la contingente necessità di una sponda europea per Londra. E la ha combinata con un atteggiamento meno duro nei confronti degli Usa proprio per cercare di “catturare” gli inglesi stessi entro un triplice direttorio europeo dove possano starci perché non troppo antiatlantico. Ma per Londra è solo un “cornetto” per riattizzare l’interesse del vero fidanzato americano, impossibile la convergenza anglo-franco-tedesca su materie di modello europeo economico, fiscale, ecc. Berlino è rimasta passiva perché essendo comunque la potenza singola europea sia gli altri continentali sia gli americani devono passare per forza da lei. E ha incassato un’elezione preliminare a capitale simbolica d’Europa. In conclusione, la battuta che “a Berlino si è visto molto fumo di Londra” rende perfettamente l’idea degli scopi principali del vertice.