Ursula von der Leyen è stata netta nell’affermare che l’Ue ha la volontà di azzerare la dipendenza dal gas russo. Ma sarà possibile farlo in tempi utili per evitare scarsità ed inflazione? Cosa implica il passaggio ad altre geodipendenze? Senza più il cliente europeo, Mosca, che ha poco altro da esportare, reagirebbe con mosse estreme o cercherebbe un accordo? Tale questione è centrale per la difesa della fiducia economica e finanziaria nel mercato delle democrazie perché incide sulla solidità della sua architettura politica.
Certamente è possibile, ma allargando l’influenza diretta dell’Ue sull’Africa e sul Mediterraneo, nonché stringendo di più la cooperazione con l’America per evitare instabilità nelle forniture di gas e petrolio che provocherebbero divisioni tra alleati. Nel recente vertice Africa – Ue è stata evidente la pressione europea per agganciare nazioni chiave africane via incentivi di partenariato, anche intesi come riduzione dei sospetti di approcci neocoloniali. Nelle contingenze, l’America ha fatto uno sforzo notevole per far portare più gas liquido possibile verso l’Europa per metterla in grado di resistere al ricatto energetico russo. Ma passare dalle operazioni di contingenza ad una nuova struttura di forniture richiede accordi stabili che chi scrive pensa debbano prendere la forma di un trattato economico euroamericano a strutturazione graduale, ma crescente, nonché un aggiornamento del patto G7 che riguarda l’intervento comune in caso di emergenze economiche, portandolo verso la prevenzione delle stesse, passo che includerebbe più decisamente il Giappone. Entro questo quadro, le nazioni fornitrici avrebbero più protezione ed accessi in cambio di forniture stabili a prezzi calmierati da contratti di lungo termine. In sintesi, un nucleo euroamericano di un complesso democratico strutturato ed una Ue più estroversa ed attiva hanno il potenziale per sostituire la dipendenza dall’energia fossile russa, ovviamente selezionando le nazioni fornitrici in base alla loro convergenza e stabilità interna. La Russia ha segnalato che non vuole interrompere le forniture di gas e al momento le sanzioni, saggiamente, non toccano il tema, lasciando aperta la possibilità che la Russia possa continuare a fornire idrocarburi agli europei sapendo che dovrà essere in concorrenza con altri fornitori e rispettare condizioni di non aggressività. C’è anche uno scenario peggiore, ma chi scrive trova più utile prima sondare la fattibilità di quello migliore, suggerendo al governo italiano di essere meno tentennante in materia.