È il momento giusto per dare più massa di cervelli a un tema di ricerca di geopolitica finanziaria: come estrarre più ricchezza dal futuro. Chi scrive sta sollecitando i colleghi ad affrontare il tema con metodologie più raffinate di convergenza tra scenari qualitativi e quantitativi e a generare un concetto di scenari configurativi come evoluzione sia di quelli predittivi sia di quelli strategici-condizionali. Per partecipare attivamente a questa avventura cognitiva serve approfondire il lato feed forward (retroazione dal futuro) della teoria dei sistemi e quello soggettivista della teoria della probabilità, nonché la teoria del campo in psicologia: la percezione del presente è molto influenzata da quella del futuro. Missione: estendere il raggio temporale della fiducia per sostenere leve finanziarie pluridecennali o perfino secolari a costi e inflazione contenuti. Perché momento giusto? Il debito mondiale non potrà essere realmente ripagato. Le tendenze demografiche prospettiche nel mondo non permettono di prevedere crescite economiche a boom per spinta naturale. Aumenterà la tentazione di governare con l'inflazione o di adattarsi a una stagnazione secolare, ambedue malattie mortali per il capitalismo diffuso socialmente, oppure di cancellare i debiti con operazioni autoritarie o belliche, distruggendo la fiducia finanziada ria, il tutto sotto la spada di Damode di un pianeta che potrebbe destabilizzare i sistemi antropici correnti. Ma, appunto, c'è una soluzione artificiale multivariata: rifinanziare i debiti con prodotti lunghissimi, riducendo la quantità di capitale che finanzia il passato per unità di tempo e aumentando quella che finanzia il futuro, in particolare investimenti su soluzioni tecnologiche sostitutive della leva demografica per la crescita e che aumentino la produttività individuale. Non solo: anche generazione di capitale fresco a basso costo perché caricato di molta fiducia sistemica. Quale configurazione del sistema potrà fornire una così forte fiducia nel futuro? Un complesso geopolitico così grande da poter organizzare una grande massa di risorse e che riesca a governare rinnovando continuamente una profezia ottimistica. Al momento, tale ipotesi vede il requisito di accelerare la formazione di un mercato integrato G7 che poi gradualmente si espanda come complesso democratico globale. Questa sollecitazione, nelle contingenze, è indirizzata a Olaf Scholzche il 7 febbraio sarà a Washington in veste di presidente del G7 e nei prossimi mesi dovrà istruire la posizione tedesca in materia di futuro e regole europei.