Le catastrofi ambientali e i modi della transizione ecologica stanno diventando fattori critici negli scenari economici. Al riguardo delle prime va osservata una quasi totale vulnerabilità dell’ambiente costruito globale: questo è evoluto nei secoli scorsi adattandosi a fenomeni atmosferici meno violenti, ma ora che il riscaldamento del pianeta getta più vapore nell’atmosfera, creando bombe d’acqua, uragani e trombe d’aria devastanti, nonché mutamenti climatici che portano alluvioni o siccità, è necessario un nuovo eco-adattamento. Sul tema c’è confusione perché l’attenzione politica, in generale, si è concentrata sul contenimento delle temperature a fine secolo via de-carbonizzazione. Ma i fenomeni sono già in atto adesso e portano mega danni economici che sarebbe necessario prevenire, rafforzando strutture e infrastrutture. Particolarmente in Italia ad alto rischio idrogeologico e recentemente anche marino-costiero (uragani mediterranei) nonché di innalzamento del livello del mare. L’attenzione verso questo tema sta crescendo, ma le allocazioni di risorse non ancora. I programmi di transizione ecologica dell’Ue stanno creando un conflitto tra sviluppo ed ambiente. Il divieto di vendita delle auto a motore termico entro il 2035 sta destabilizzando il settore. L’ipotesi di vietare vendita e affitti di abitazioni non a norma energetica entro pochi anni rischia di creare una depressione economica. Inoltre non c’è chiarezza sul mix di energie alternative da applicare e su cui investire. In sintesi, gli ecodivieti dovrebbero diventare più graduali; la transizione dovrebbe essere spinta molto più da incentivi per evitare disastri economici; l’ecopolitica dovrebbe diventare più realistica.