L’andamento dei prezzi dell’energia nell’Ue e in Italia dipenderà principalmente dalle relazioni tra Ue/Nato e Russia. L’Ue importa il 41% del suo fabbisogno di gas dalla Russia, ma non ha voluto siglare con Mosca contratti a lungo termine a prezzo fisso prevedendo minori importazioni future per l’emergere di energie alternative. Inoltre l’Ue, Germania in particolare, sta subendo la pressione statunitense per dipendere di meno dalla Russia. Questa sta reagendo con violenza perché l’esportazione di gas e petrolio è una delle poche fonti di guadagno: minaccia azioni militari contro l’Ucraina, mostra muscoli (missili ipersonici) e taglia l’export di gas in un momento di forte domanda nell’Ue. La sua aggressività è dovuta al fatto che il nuovo governo tedesco è meno accomodante di quello Merkel e che l’amministrazione Biden è più antirussa di quella Trump. Draghi ha dichiarato che è insensato un confronto con la Russia e Putin ha chiesto una mediazione italiana con l’Ue/Nato, segnalando più il desiderio di un compromesso che di un conflitto. Alcuni prevedono un accordo entro l’estate: negoziati riservati già avviati. Il picco dei costi energetici in Italia sta mettendo a rischio la continuità delle aziende energivore, erodendo i bilanci di tutte le altre e minando via inflazione i risparmi e i consumi delle famiglie. Chi scrive ritiene probabile il compromesso, ma valuta prudente un piano B: l’Italia ha riserve accertate di 90 miliardi di metri cubi di gas non sfruttate e se si riaprisse la ricerca di giacimenti queste risulterebbero molto maggiori, con un costo di estrazione inferiore al gas importato. Fa pensare