Aumenta la platea di attori economici che preme sul governo per riaprire lo sfruttamento dei giacimenti di gas e aprirne altri entro l’area di giurisdizione italiana, motivo di reddito da concessione, eventualmente estendendola. Chi scrive ribadisce che il potenziale delle riserve metanifere in terra e fondali è un multiplo di quelle finora accertate, circa 90 miliardi di metri cubi – forse 8/10 volte tanto se non di più - con un costo di estrazione probabilmente inferiore al gas importato. Inoltre va considerato che l’Italia ha una rete di distribuzione del gas già molto strutturata, che regge un consumo annuo di circa 70 miliardi di metri cubi, così come altre parti d’Europa. Pertanto, una volta maturata la consapevolezza che in Italia potrebbe esserci un’opzione di inserimento di aliquote di gas nazionale, con effetto calmierante dei prezzi e di altri vantaggi economici e geopolitici, nel mix di fonti per la transizione ecologica, ora bisognerebbe avviare un’analisi di fattibilità, qui una preliminare.
Ostacoli e come superarli. La funzione di governo per una politica dedicata al gas non è strutturata, ma basterebbero poche settimane per farlo. Per lo sfruttamento dell’area adriatica e viciniore c’è il dissenso delle regioni settentrionali per il timore di un abbassamento dei terreni. Qui la soluzione potrebbe essere tecnica: riempire le sacche metanifere svuotate con CO2 catturata nell’atmosfera, da cui estrarre o carbonio solido (materiale di grande valore) o derivare combustibili sintetici ecocompatibili. Restando in Adriatico, sotto cui c’è una bolla di gas, la zona di sfruttamento italiano potrebbe essere estesa in condivisione con le nazioni balcaniche, includendo la Grecia, aumentando così la scala, l’efficienza e la sicurezza dei potenziali: progetto Lago Adriatico. Un’analoga estensione dovrebbe essere valutata a sud della Sicilia e Calabria e forse nel Tirreno in collaborazione con la Francia. La Russia si metterebbe di traverso per una riduzione del suo potere di ricatto sull’Ue e di influenza sui Balcani. L’America vedrebbe con preoccupazione una possibile minore domanda per il suo gas liquido. Ma ambedue i problemi sono compensabili. Le forniture per l’Ue da Azerbajan, Algeria, Qatar, Norvegia, ecc., continuerebbero, ma una maggiore produzione di gas italiano (misto ad idrogeno) anche esportabile aiuterebbe a calmierare i prezzi. Orizzonte: sostegno ponte del gas italiano alla transizione ecosostenibile fino al nucleare a fusione e ruolo di potenza energetica dell’Italia nell’Ue. Merita approfondimenti e non silenzio.