Aggiornamento dello scenario “deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva”, ricerca continuativa impostata da chi scrive e suo team dal 2013 in relazione ad una materializzazione, diventata più evidente nel 2017, del conflitto e relativi nuovi confini tra sfere di influenza americana e cinese. Ai primi di dicembre l’amministrazione Biden guiderà un primo summit globale delle democrazie per poi replicarlo, con produzione di un documento costitutivo, a fine del 2022 con invito esteso a circa un centinaio di nazioni. L’iniziativa è parte della strategia denominata “delle 3C” nei confronti della Cina e, in modo più sfumato, Russia: confronto, competizione e cooperazione. Ma ora è più chiaro che queste sono articolazioni di un’unica Grand Strategy: il mantenimento della superiorità globale statunitense. L’accerchiamento militare, missione di confronto, della Cina è stato quasi completato nel teatro marittimo del Pacifico con gli accordi Aukus e Quad mentre resta ancora grigio il confine terrestre eurasiatico, tema che riguarda la collocazione della Russia e dell’Ue. La missione di competizione che ha molte sovrapposizioni con quella di confronto si sta sviluppando nello spazio e ciberspazio. Ma c’è anche una parte dell’azione di competizione che riguarda i modelli economici-sociali: l’amministrazione Biden punta a rafforzare il capitalismo democratico sul piano della diffusione sociale della ricchezza senza però compromettere il motore di sviluppo determinato dalla relazione reciprocamente amplificante tra libertà, tecnica e capitale che traina la modernizzazione. La Cina dirigista è in svantaggio in materia, ma l’America deve consolidare il proprio vantaggio includendo nella sua influenza la maggior quantità di nazioni per costruire un complesso di capitalismo democratico più grande della Cina, di fatto riducendone l’influenza geo-politica e geo-economica entro i suoi confini. Questo è il motivo del summit delle democrazie. E’ osservabile una continuità tra le amministrazioni GW Bush, Obama, Trump e Biden, ora con più enfasi sul metodo del “multilateralismo selettivo”.
Per gli attori di mercato collocati nell’Ue e in Italia è importante capire queste tendenza macro per anticipare la possibile configurazione futura del mercato globale: l’area della riglobalizzazione in forma di mercato specifico delle democrazie sarà il più grande del pianeta. Ciò rende razionale una pressione sull’Ue affinché converga velocemente con l’America, limitando le pretese di terza forza mondiale autonoma all’ottenimento di un vantaggio negoziale, non oltre.