Mi sembra irrazionale che l’Ue resti in una situazione di attesa passiva mentre l’economia del Regno Unito mostra una tendenza recessiva per l’incertezza prospettica generata dalla vittoria dell’opzione Brexit nel recente referendum consultivo e, soprattutto, la volontà sia di collocare la sterlina in una posizione di svalutazione competitiva sia di aumentare la concorrenza fiscale nei confronti delle euronazioni. Almeno un triennio, prima di applicare un nuovo accordo, di relazione incerta tra UK e Ue, dove però la connessione economica e finanziaria tra Londra e il continente resterà aperta e l’economia britannica cercherà di puntare alla supercompetitività comporta un rischio evidente di danno per le economie delle nazioni del continente, oltre che per i britannici stessi per, appunto, il prolungarsi dell’incertezza. Non capisco perché dovremmo correre tale rischio che si aggiunge ad altri. Nemmeno capisco perché in tutti gli scenari prodotti da Banche centrali, governi e istituzioni internazionali si cita la Brexit come un fattore destabilizzante e depressivo e nessuno si faccia parte attiva per risolvere il problema. Secondo me è sbagliata la posizione di aspettare che Londra decida cosa fare. Così come è sbagliato pressarla affinché confermi con atto formale l’avvio della procedura di uscita dalla Ue e, soprattutto, mostrare una volontà punitiva in relazione alle condizioni di ri-accesso al mercato europeo. Cosa altro può fare Londra, infatti, se non aspettare di capire quale accordo di ri-accesso potrà ottenere prima di eventualmente avviare la procedura stessa? Le prime esplorazioni riservate del governo May hanno reso chiaro che se il Regno Unito non restasse una porta per entrare nel mercato continentale perderebbe rilevanza agli occhi di tutti gli attori globali: un problema quasi impossibile da risolvere. Per questo l’Ue dovrebbe prendere una posizione attiva e proporre a Londra una soluzione speciale e rapida, che abbozzo come segue: trattato bilaterale tra Ue e Regno Unito che sostituisca le condizioni di quello di Lisbona per l’uscita di una nazione; Londra esce dalla Ue politica, ma resta presente in qualità di osservatore; accordo economico e di accesso che confermi il più possibile le relazioni attuali. Tale azione, da avviare subito, toglierebbe Londra da una situazione quasi ingestibile e darebbe un segnale di grande consistenza e responsabilità da parte della Ue. Non lo si pensa per timore che altri se ne vadano? Proprio le difficoltà in cui si trova il governo inglese sono un’efficace dissuasione.