L’influente agenzia di valutazione S&P ha migliorato le previsioni sull’economia italiana, altri analisti internazionali comunicano al mercato che si sta aprendo un “decennio d’oro” per l’Italia e le previsioni istituzionali del Pil lo stimano al 6% nel 2021 e al 4,1% nel 2022, alludendo ad un biennio dorato: il recupero del Pil perso nel 2020, 9%, avverrà entro il primo semestre 2022, un anno prima di quanto previsto. Infatti stanno aumentando gli investimenti esteri in Italia. Questa inversione delle percezioni sull’Italia in pochi mesi è sorprendente. Cosa è successo e cosa accadrà? Certamente la reputazione di Draghi ha trainato quella dell’Italia, questo motivo è molto marcato nell’analisi di S&P. Il mercato ha apprezzato la determinazione con cui il suo governo ha spinto la vaccinazione, ha fatto ammainare ai partiti le loro politiche “bandiera”, sostanzialmente dissipative, ed ha preso una rotta euro-convergente. Ma proprio il peso del fattore Draghi nelle valutazioni ottimistiche fa riflettere su quanto possano durare. I partiti difficilmente accetteranno a lungo la compressione e il “momento d’oro” potrebbe finire presto per il ritorno alla conduzione dell’Italia di un personale meno capace. Va considerato che le precedenti valutazioni negative da parte del mercato internazionale – anche troppo in relazione alla qualità industriale oggettiva dell’Italia – erano proprio basate sulla percezione di inaffidabilità tecnica dei partiti italiani e loro leader. Pertanto, il buon momento nel presente potrebbe nuovamente invertirsi se il “politichese”, ora marginalizzato, tornasse centrale nei governi italiani. Il nodo verrà al pettine nei primi mesi del 2022.