Tra i rischi maggiori per l’Ue va valutato quello dell’introversione geopolitica e geoeconomica: in particolare il blocco degli accordi commerciali bilaterali con le nazioni globalmente compatibili. I segnali di rischio sono molteplici: l’indisponibilità dell’Ue a siglare rapidamente un accordo di libero scambio «rinforzato» con il Regno Unito per sanare le divergenza e riprendere i flussi bilaterali; la ritorsione francese, ma con il sostegno pur solo nominale dell’Ue, contro Stati Uniti e Australia per l’esclusione dall’accordo militare Auskus nel Pacifico; l’adozione di ecostandard europei che precorrono configurazioni protezioniste; l’enfasi su una autonomia strategica dell’Ue che pone un nuovo confine con le altre democrazie; un eccesso di concentrazione delle attenzioni politiche sui modelli interni, bisognosi di profonde modifiche.
In questa tendenza spicca la dominanza intraeuropea della strategia francese di costruire un blocco europeo franco-centrico, libero di fare e cambiare alleanze a seconda delle convenienze. Non avrà successo perché gli interessi nazionali tedesco (che resterà inalterato qualsiasi coalizione di governo emerga) e italiano, nonché degli europei orientali, della Spagna e dell’ Olanda oltre che del blocco nordico, è quello di far restare l’Ue agganciata all’America a fronte del medesimo interesse permanente della seconda. Ma rallenterà l’espansione dell’Ue come centro di un reticolo di accordi economici bilaterali estesi globalmente con suo danno e de-potenziamento strutturali.
Chi scrive ha tentato di quantifiquantificarlo in prima ipotesi come costo opportunità e impatto de-competitivo combinati.
Se l’Ue siglasse un trattato di libero scambio con Australia, Regno Unito, e Stati Uniti e impostasse i precursori per accordi più lenti con India, Brasile e dintorni entro il 2024, allora il potenziale di pii aggiuntivo medio dell’Ue sarebbe attorno all’ 1,5% annuo, con premio superiore per gli esportatori manifatturieri Italia e Germania fino quasi al 2%. Questa politica estroversa sarebbe il vero consolidamento della ripresa, per tutti. O quasi: in questo scenario, la Francia avrebbe il minor guadagno comparativo e forse ciò spiega la sua postura «blocchista». La soluzione è una compressione della Francia da parte degli altri europei per interesse oggettivo. Quando? Dopo le elezioni francesi e di mid temi statunitensi nel 2022 e quelle italiane di inizio 2023. Ma sarebbe necessario predisporre già ora la cornice di una Ue globale ed estroversa da parte degli europei più lucidi per avviarla entro il 2024.