C’era l’attesa di un’azione da parte dell’amministrazione Biden per ripristinare la fiducia degli alleati. Questa è arrivata come accelerazione dell’accordo di difesa integrata tra America, Australia e Regno Unito, già in cucina da mesi, con condivisione di capacità nucleari e loro dintorni, finalizzata a rassicurare principalmente gli alleati nel teatro del Pacifico per bilanciare le pressioni della Cina. La mossa ha avuto successo perché Giappone, India ed altri hanno mostrato soddisfazione: la creazione di un nucleo simil-Nato nel Pacifico rinforza il Quad, cioè l’alleanza statunitense con Australia, Giappone e India ed il suo destino di estensione. La Francia, che puntava ad una fornitura di sommergibili all’Australia per decine di miliardi e ad un partenariato per il sistema di difesa del Pacifico è rimasta esclusa ed ha reagito sia con inusuale violenza diplomatica verso l’America e l’Australia sia chiedendo solidarietà all’Ue. Inoltre, ha minacciato il veto al trattato di libero scambio tra Australia ed Ue. Parigi sapeva già da tempo che la fornitura dei sottomarini non sarebbe andata in porto, ma ancora sperava in una qualche forma di consultazione ed ingaggio da parte statunitense, anche per ergersi a interlocutore privilegiato dell’America entro l’Ue. Lo spera ancora e per questo ha voluto dimostrare divergenza, ma lo ha fatto in modi troppo nervosi e controproducenti per gli interessi composti degli altri membri dell’Ue.
L’Ue non ha capacità militari né per difendere sé stessa autonomamente da dissuasioni nucleari né per contribuire alla deterrenza nucleare globale da parte dell’alleanza tra democrazie. Pertanto la difesa comune europea, realisticamente, ha senso per rendere più efficiente la Nato, non certo reggere un’autonomia strategica credibile senza la Nato stessa. Infatti la solidarietà degli europei alla Francia è solo nominale. Ma l’Ue ha la necessità strategica di essere presente nel Pacifico. Un modo realistico e convergente è siglare un accordo di libero scambio con l’Australia, avendone già siglati con il Giappone e con il Canada. E con il Regno Unito a cui l’America ha riconosciuto il ruolo di partner militare globale, ma senza il substrato di un accordo economico forte. Questo sarebbe un modo fattibile e remunerativo per consolidare la presenza dell’Ue nel Pacifico in attesa, che sarà lunga, di un trattato economico con l’America. Toccherà a Roma e Berlino, perché di fatto in co-interessenza, convincere Parigi. Quindi sarebbe razionale per l’Italia rinforzare il bilaterale più con la Germania (e Londra) che con la Francia.