La Cina a conduzione Xi sta cambiando modello interno. Quello spinto da Deng Xiaoping a partire dal 1978 basato sull’idea di aumentare gradualmente la libertà economica e civile per incrementare la potenza della nazione e del partito comunista – formalizzato negli anni ’90 con l’espressione “il liberismo economico è la miglior via per realizzare gli obiettivi del socialismo” – è in via di sostituzione da uno di “neo-socialismo con stile cinese” dove le libertà economiche e civili saranno molto ridotte e condizionate dal controllo diretto del partito. Il motivo principale è che i vertici del partito hanno valutato che l’eccesso di libertà economica e degli stili di vita impedisce il controllo della “macchina sociale” e produce una serie di distorsioni: sviluppo ineguale con rischio di ribellioni, lussureggiamento di “tycoon” privati più potenti della politica, disordine economico e instabilità finanziaria per eccessi speculativi, occidentalizzazione di fatto della popolazione, corruzione incontrollabile, ecc. La transizione del modello è stata guidata gradualmente da Xi dal 2012, raggiungendo una prima tappa nel 2017 quando eliminò la direzione collegiale del partito assumendo poteri dittatoriali formalizzati, arrivando alle condizioni di realizzazione in questi mesi. In sintesi, la Cina che si conosceva è che ha marcato la migliore performance di sviluppo nel mondo dal 1980 ad oggi, non c’è più.
Quale sarà la nuova Cina? Gli analisti di mercato tendono a non temere per la sua apertura globale. In parte questa resterà, anche per mantenere una certa quantità di ostaggi utili a moderare le pressioni esterne, in particolare banche e gestori del risparmio, ma sarà più ridotta e totalmente condizionata. Il nuovo modello sta alimentando limitazioni normative in Cina che, per esempio, pregiudicano la quotazione di aziende cinesi all’estero. In sintesi, il confine con il mondo si sta indurendo. Non è ancora calcolabile la proporzione apertura/chiusura anche perché non chiara la conseguenza geopolitica, ma la “maoizzazione” semi-autarchica della Cina, con tanto di nuovo “libretto rosso” imposto fin dalle scuole elementari, si sposa con l’azione sino-limitativa perseguita dagli Stati Uniti. Pertanto gli scenari andrebbero aggiornati. Così come i dati sulla stabilità economica della Cina. La svolta dittatoriale di Xi, infatti, è stata anche motivata da un rischio di implosione per eccesso di disordine ed esaurimento della crescita, visibili dal 2015, fenomeni in via di correzione dal nuovo modello. La Cina resterà stabile, ma meno interessante per il mercato.