Se l’America convergesse realmente con l’Ue sul piano degli ecostandard di decarbonizzazione, allora si formerebbe un’area di mercato molto grande con capacità condizionanti nei confronti del commercio internazionale. Anche perché includerebbe le nazioni del G7 ed altre connesse. Il punto: per evitare che le imprese delocalizzino in giurisdizioni meno ecorestrittive e poi esportino in quelle più ecolimitative, è evidente che sia necessario un dazio ambientale. Se l’Ue si trovasse sola nel progetto di ecodazi, rischierebbe effetti controproducenti sul suo export per ritorsioni. Se l’ecodazio, invece, diventasse uno standard del G7 e dintorni, ciò minimizzerebbe tale rischio: si formerebbe infatti un mercato tra nazioni eco-simili con forza negoziale capace di forzare le nazioni non eco-conformi a diventare tali. E l’area diventerebbe il principale “standard setter” del pianeta. Nelle proiezioni di scenario tale effetto di dominio globale è così evidente da chiedersi se la pressione via ecostandard serva più a ristabilire il potere delle democrazie nel pianeta, contro quello emergente della Cina autoritaria intrappolata in una prolungata dipendenza dal carbone e contro quello calante della Russia dipendente dal petrolio e dei Paesi islamici produttori, o più a perseguire l’obiettivo di de-carbonizzazione. Forse il consenso per il secondo è una scusa per il primo. O forse c’è stata una co-evoluzione tra i due obiettivi, ibridandoli. Occasione di guerra economica? Non necessariamente: la grande eco-alleanza G7 potrà concedere deroghe, scadenze più lunghe, ecc., in cambio di concessioni. Questa è la leva del condizionamento che l’alleanza delle democrazie vuole togliere al, in confronto piccolo, mercato nazionale cinese.
Ma rendere effettivo l’ecostandard accelerato nell’Ue e ottenere la convergenza statunitense non sarà facile. Ora la conduzione Biden è lanciata verso tale convergenza e sta predisponendo il finanziamento della transizione. Tuttavia, che l’America rinunci al petrolio è obiettivo ostacolato dal consenso interno. Per inciso, l’eco-avanguardista Norvegia non vorrà farlo. Ancor più ostico, anche nell’Ue invero, sarebbe il far passare una tassa che penalizzi l’uso residuo di idrocarburi. E prima delle elezioni di midterm nel novembre 2022 l’Ue non saprà se l’ecoconvergenza della conduzione Biden potrà essere duratura o bocciata dal Congresso. Poiché la prospettiva euroamericana è promettente, soprattutto per Italia e Germania, forse la Commissione dovrebbe adattare gli ecostandard proposti alla fattibilità sia in Europa sia in America.