Circola l’ipotesi che Francia ed Italia potrebbero firmare nell’autunno prossimo un resuscitato Trattato del Quirinale – abbozzato nel 2017 - che assomiglierebbe alle relazioni privilegiate formalizzate nel Trattato di Aquisgrana tra Francia e Germania (2019) a sua volta aggiornamento del Tratto dell’Eliseo (1963) che diede vita alla diarchia franco-tedesca. E’ credibile la speranza strategica di inserire l’Italia in una triarchia? Lo scopo di Parigi, da dove provenne una forte pressione sul debole governo Gentiloni per siglare il trattato franco-italiano, nonché l’idea di denominarlo “del Quirinale”, è quello di consolidare l’influenza francese e cercare un 2 a 1 contro la Germania. Ma l’ipotesi va valutata.
Stare in un’euroalleanza tra nazioni dove alcune vogliono comandare sulle altre e si mettono d’accordo formalmente per farlo, è insano. Produrrebbe frammentazione: i quattro di Visegrad, il blocco nordico, ecc. Infatti andrebbe denunciata come obsoleta la diarchia franco-tedesca. De Gaulle offrì alla Germania il ruolo di europotenza ausiliaria entro una grand strategy finalizzata a dominare la Comunità europea per moltiplicare la forza nazionale francese diventata troppo piccola in relazione agli altri poteri mondiali. Ma senza il traino di un potere prevalente non si possono comporre le nazioni? Realistico, ma creare un impero multietnico con metodo verticale, poi porta alla frammentazione. La Francia ha sempre usato un metodo molto bilanciato di allineamento degli altri? A parole, non nei fatti. Semplificando, i trattati privilegiati bilaterali o trilaterali sono una mina per l’Ue e per l’Eurozona perché destabilizzanti. Poi, la collocazione internazionale dell’Italia più remunerativa è un’alleanza rafforzata con gli Stati Uniti con una postura equilibrata tra Francia e Germania, collaborativa con ambedue e che escluda relazioni privilegiate con uno dei due. Pertanto sarebbe controproducente firmare il trattato bilaterale che Parigi vuole: creerebbe frizioni con la Germania e degraderebbe la relazione euroamericana, pur non escludendo che nel breve la conduzione Biden e Blinken possa vedere bene un binomio franco-italiano. A Roma serve Parigi per contrastare il rigorismo tedesco? In caso, lo si ottiene con un’alleanza tattica di cointeressenza, non certo con una sistemica. Certamente è interesse italiano sia minimizzare le frizioni con la Francia sia creare una cooperazione militare per il Mediterraneo e l’Africa, con ombrello statunitense. Ma non firmare un vassallaggio con Parigi, tra l’altro pericoloso sul piano economico e finanziario.