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Carlo Pelanda: 2021-6-27La Verità

2021-6-27

27/6/2021

Per l’economia il rischio pandemico è decrescente mentre quello di inflazione e troppo debito è crescente

Quanto è il rischio che la ripresa economica venga rallentata o perfino compromessa da una recrudescenza della pandemia, cioè da varianti nuove del virus? Dipende dall’organizzazione dei presidi medici, dalla disponibilità di vaccini e cure antivirali e dalla capacità dei governi di né esagerare né sottodimensionare le precauzioni. Valutiamo.    

Dopo un anno e qualche mese di pandemia è osservabile un processo di apprendimento da parte delle istituzioni e dei sistemi medico-scientifici. Pertanto la probabilità di errori e impreparazione è decrescente, pur l’apprendimento stesso non ancora ottimale. In relazione a cosa? Ad uno scenario teorico dove viene individuata una fonte di pericolo, preparato l’antidoto in tempo reale e in poco tempo questo è somministrato a tutta la popolazione a rischio. Tradotto in metrica, la differenza tra la situazione reale di oggi e l’ottimo teorico è di circa il 40%, ma la tendenza è verso il 25% a fine anno e al 15% nel 2022. Un anno fa era circa il 90%, usando il medesimo metodo computazionale. Il miglioramento è stato impressionante sul piano della creazione dei vaccini, meno veloce sul piano della politica gestionale e della distribuzione pur queste ultime migliorate negli ultimi mesi. In sintesi, nell’estate – autunno del 2021 resterà un certo gap di capacità reattiva (il calcolo si riferisce ad America ed Europa) che fa restare aperta una finestra per la penetrazione epidemica. Ma in caso di variante non ben coperta dai vaccini, questa potrà essere chiusa da sistemi di monitoraggio ed intervento immediato con metodi di quarantena. Per l’economia è fondamentale che i blocchi precauzionali vengano applicati subito per limitarli solo allo stretto necessario. Se tale capacità verrà rafforzata, anche decine o centinaia di piccole zone rosse non disturberà la ripresa economica. E le notizie di questi giorni fanno pensare che i governi in America ed Europa si stiano preparando per tale rafforzamento, cioè la saturazione territoriale del presidio medico. Ovviamente lo scenario resta incompleto fino a che non si conoscerà la letalità e rischio di ospedalizzazione della variante delta. Ma i dati correnti fanno inferire che la copertura vaccinale in corso riduca l’impatto epidemiologico, e quindi economico, del virus. Ad oggi, pertanto, la probabilità di inciampi della ripresa causati da azioni precauzionali contro le varianti già individuate del virus è minima alla condizione che i governi tengano e intensifichino il monitoraggio della pandemia. 

Tutti i vaccini finora inoculati offrono copertura soddisfacente contro la variante delta? Il tema è delicato e, per inciso, si nota una certa reticenza delle istituzioni a fornire dati in materia. Inoltre la copertura vaccinale, pur accelerata negli ultimi mesi, non è stata ancora completata nelle aree esaminate. Ciò costringe lo scenario a generare un caso peggiore. Ma, assumendo l’apprendimento detto sopra per raggiungere capacità selettive di contenimento dell’epidemia, se questo si attualizzasse, l’impatto economico non sarebbe tale da bloccare la ripresa. Con un punto d’attenzione: tutelare la fiducia economica che traina consumi e investimenti. Questa appare a rischio più sul piano di errori comunicativi che della realtà. Tra questi vanno classificate sia espressioni che dichiarino la fine dell’epidemia sia un eccessivo rischio. Su questo punto il gap di apprendimento della politica è ancora rilevante. In Giappone l’imperatore ha preso un atteggiamento eccessivamente precauzionale così come in molte democrazie si osserva un partito ansiogeno senza motivo realistico, ma portatore di vantaggi percepiti, per esempio il prolungamento dell’assistenzialismo. In Israele e Regno Unito hanno festeggiato troppo presto. In termini economici ciò significa che ci potrebbe essere volatilità sui mercati fino a che non vi sarà una dimostrazione più netta che l’epidemia, con tutte le sue varianti, potrà essere tenuta sotto controllo. Tale condizione sarà raggiungibile nei fatti nel 2022-23. In questo periodo, infatti, molte aziende farmaceutiche avranno predisposto una capacità – già in test in alcuni casi – di produrre vaccini in tempo reale contro varianti. La massa di non vaccinati nel globo potrà produrre centinaia di varianti, ma ciò che è importante è che per ciascuna sia disponibile una contromisura. E la probabilità che ciò si avveri è elevata. Pertanto non ci sono motivi per temere blocchi epidemiologici rilevanti alla ripresa, alle condizioni dette, pur non escludendo qualche rallentamento, ma non fatale.

C’è, invece, un rischio reale di interruzione della ripresa a causa dell’inflazione, in America salita fino al 5% e oltre, con rischio per l’Ue, sia per aumento dei prezzi delle materie prime sia per eccessi di liquidità a debito. Le Banche centrali rassicurano: è un picco passeggero. Ma il mercato resterà dubbioso. Il punto: l’emergenza pandemica è usata come scusa, sia in America sia in Europa, per lanciare programmi fantasmagorici a debito. Ciò potrebbe generare sia un salto evolutivo positivo sia un flop catastrofico. Pertanto alla priorità medica aggiungerei quella dell’ordine finanziario prospettico con lo scopo di rendere produttiva la spesa pubblica. Cosa che richiede il monitoraggio ed eventuale contenimento delle sinistre interessate, in tutte le democrazie, a mantenere viva la paura per fare ancora più debito ed avere sempre più clienti-elettori assistiti. Questo è il vero rischio.

(c) 2021 Carlo Pelanda
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