Le previsioni convergono verso un rimbalzo del Pil italiano tra il 4-5% sia nel 2021 sia nel 2022. Ma chi scrive, analizzando i dati più recenti sulla fiducia economica, sulla trasformazione di parte del risparmio in consumi e la tendenza all’accelerazione degli investimenti da parte delle aziende (favoriti da una situazione espansiva dell’ambiente finanziario) nonché i flussi turistici superiori alle attese e il ritmo della ripresa globale e quindi del nostro export, stima che il potenziale di rimbalzo del Pil 2021 sia tra il 7 e l’8%. Pertanto si chiede cosa in più si potrebbe fare per arrivare a tale livello. E lo fa perché nel biennio 2021-22 c’è la possibilità non solo di riparare il danno della pandemia (perdita di Pil dello 8,9% nel 2020 e quasi un milione di disoccupati) ma anche quella di recuperare un decennio segnato da una recessione/stagnazione da cui l’economia italiana non è ancora completamente guarita. Sul piano macro tale guarigione può essere stimata come crescita del 12% nel biennio mentre ora le stime la vedono attorno all’8%. Ma, appunto, il potenziale è tra il 12 e il 13%. E lo è per le condizioni del tutto straordinarie sia di politica monetaria sia fiscale, ma che finiranno nel 2023 quando le regole europee verranno ripristinate. Quindi è un biennio d’oro, un’opportunità da non perdere. Come? Per prima cosa va segnalata questa opportunità perché c’è troppa soddisfazione nell’ambiente politico al riguardo delle tendenze in atto. A cui dovrebbe seguire un progetto nazionale di spinta “plus” per il biennio. Per il quale chi scrive ritiene che non occorre inventare particolari magie, ma, semplicemente, rendere più libero e meno tassato il mercato. Sarà la sua dinamicità, poi, a saturare il potenziale.