L’America e l’Europa stanno per diventare un enorme cantiere di innovazioni e ristrutturazioni materiali e sociali stimolate da spesa pubblica in deficit in quantità mai viste. Nell’Ue si è chiuso con successo – pur tra difficoltà – il processo di approvazione dei fondi straordinari che mescolano interventi di sostegno per riparare i danni dell’emergenza pandemica e programmi di modernizzazione, con peso maggiore dei secondi: fino al 2026 vi sarà una disponibilità di circa 750 miliardi più un tot di fondi nazionali che porta il volume degli investimenti nel complesso dell’Ue a oltre mille miliardi di euro. L’Italia potrà disporne di 190, di cui una parte a fondo perduto e a debito garantito dall’Ue, più una trentina di altri nazionali. In America sta per essere stanziata la cifra iperbolica di seimila miliardi di dollari per la gran parte destinati a modernizzazioni infrastrutturali e nuove tecnologie. Al riguardo va considerato che tale investimento è in buona parte spinto dalla scelta dell’Amministrazione Biden di competere con la Cina non solo bloccando l’espansione di un regime autoritario, come ha tentato quella Trump, ma conquistando una “superiorità di sistema” sia tecnico sia sociale, che anche include il primato nella conquista dello spazio. In sintesi, l’emergenza pandemica è diventata una scusa per ottenere nelle democrazie il consenso a spendere una quantità enorme di soldi a debito per modernizzazioni competitive. In questo “cambio di mondo” va annotato che l’America investirà almeno tre volte di più dell’Ue e ciò dovrebbe far riflettere sulla competitività dell’Ue stessa, e delle nazioni che ne fanno parte, tra 10 anni: per non restare dietro America e Cina l’Ue dovrebbe mobilitare molta più spesa d’investimento e i singoli Stati prepararsi ad una nuova rivoluzione tecnologica.