In occasione dello Earth Day vanno segnalate tre tendenze rilevanti per la geoeconomia. L’attivismo dell’Amministrazione Biden per dare agli Stati Uniti leadership mondiale in materia di ecostandard e tecnologie di protezione dell’ambiente. La recente cooperazione tra Usa e Cina in materia ambientale. L’inclusione da parte statunitense della preparazione contro mutamenti climatici distruttivi via ecoadattamento e non solo via decarbonizzazione. Chi scrive ne ha ricavato le seguenti sensazioni preliminari. L’analisi statunitense rileva che comunque vi sarà un impatto climatico nel futuro perché la decarbonizzazione non sarà sufficiente a fermarlo. Anche perché America e Cina non potranno raggiungere gli standard di decarbonizzazione in tempi utili ed hanno l’interesse congiunto ad entrare nella partita degli ecostandard globali affinché non diventino svantaggio competitivo e morale. Inoltre l’America percepisce di avere un certo vantaggio sulla Cina per la maggiore difficoltà di questa – nonostante gli investimenti in energie alternative - di sostituire la dipendenza dal carbone, pur avendo l’America stessa enormi problemi nel sostituire il ciclo del petrolio. Proprio tali problemi di America e Cina impattano sulla credibilità dell’approccio europeo: la decarbonizzazione solo regionale entro il 2030-40 non potrà attutire il riscaldamento del pianeta per la parte causata dai gas serra. Appunto, è improbabile che Cina e America, oltre alle nazioni in via di sviluppo, potranno decarbonizzare sensibilmente prima del 2060 - 70. Pertanto vi sarà un impatto sul piano dell’innalzamento dei mari e dei fenomeni atmosferici estremi. Conseguentemente, nello scenario di mix tra nuove tecnologie di decarbonizzazione e di ecoadattamento, le seconde saranno sempre più rilevanti e strumento di potere.
Quando? In recenti webinar con analisti chi scrive ha rilevato la previsione di mutamenti lenti. Ma ha fatto notare che è sufficiente una serie di eventi anche piccoli per amplificare e rendere incombente la percezione del pericolo. Per esempio, il rischio che l’innalzamento dei mari si attualizzi per circa il 70% della popolazione mondiale che vive in aree costiere e bacini fluviali in forma di inagibilità del territorio è stimato verso fine secolo. Ma basterebbe un segno visibile prima per modificare in grande anticipo i valori basati sull’agibilità dei territori, provocando una mega-turbolenza economica e finanziaria. Quindi, per difendere la fiducia economica, va data enfasi subito all’ecoadattamento preventivo come integratore della decarbonizzazione insufficiente.