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Carlo Pelanda: 2021-4-11La Verità

2021-4-11

11/4/2021

Il valore economico della data di riapertura

Fissare il prima possibile una data per la riapertura dei liberi flussi di persone, pur condizionati a certificati di vaccinazione o comunque di non contagiosità, ha un enorme valore economico: permetterebbe prenotazioni e programmazioni da parte delle unità economiche che contribuiscono per quasi il 30% del Pil mentre durano i blocchi, così anticipando – via investimenti e riattivazioni della forza lavoro – la ripresa, rinforzandone l’effetto. Il punto: quando il governo sarà in grado di fissare una data certa di riapertura dei flussi?

Certamente l’esecutivo è consapevole della priorità di aprire il prima possibile, anche perché pressione montante sia dei partiti, sia, soprattutto, degli attori economici nonché dai requisiti di contenimento del debito.  E insiste nel comunicare che lo farà appena i dati lo permetteranno. Tale comunicazione, però, apre una questione metodologica che è di vitale importanza: seguirà i dati ex post o ex ante? Cioè aspetterà l’evidenza di un numero di vaccinazioni sufficienti già realizzate e la messa in opera di un passaporto medico elettronico per decidere la data di riapertura, oppure farà una scommessa probabilistica anticipativa? Con il secondo metodo si potrebbe già oggi definire una data mentre con il primo si dovrebbe aspettare maggio inoltrato o giugno per fissarla. Qual è la differenza tra aspettare settimane per fissare la data certa di riapertura e il farlo oggi? Se oggi, per esempio, un albergatore fosse certo della riattivazione dei trasporti e del funzionamento di regole di afflusso e controllo, per dire, lunedì 31 maggio, attiverebbe ora le prenotazioni e gli investimenti per approntare la ricezione. Avvertirebbe il personale in cassa integrazione che tra un mese e mezzo vi sarà il reingaggio. Potrà negoziare meglio con la banca l’estensione di una linea di credito. Così un bar, esercizi commerciali, organizzatori di spettacoli, trasporti e in generale tutte le attività interrotte dai blocchi precauzionali. Pertanto la differenza sarebbe quella di accelerare l’effetto ripresa con la conseguenza macro di portare la speranza di Pil 2021 da un più 4% a oltre il 6% e forse fino all’8%: un rimbalzo a V, un boom. Se si aspettasse troppo per fissare la data di riapertura completa, il rimbalzo sarebbe minore anche perché compromesso dalla perdita dei flussi turistici estivi per la concorrenza più furba e audace di altri competitori, già visibile. Da un lato, il governo cerca di battere tale concorrenza creando zone libere da Covid, per esempio le isole. Dall’altro, sarebbe solo un cerotto. In sintesi, la differenza tra l’usare il metodo probabilistico-previsivo ex ante e quello ex-post basato sull’evidenza è di circa 2-3 punti di Pil, cioè tra i 35 e un po’ più di 50 miliardi (stima di chi scrive). Che se non fossero conquistati via riattivazione del mercato dovrebbero essere reperiti via debito per finanziare sovvenzioni, considerando che molte unità economiche sono ai limiti della possibilità di esistere: quindi la mancata comunicazione anticipativa della riapertura avrebbe anche un pesante effetto distruttivo.

Sarebbe un azzardo per il governo comunicare domani la data di riapertura, per dire, al 31 maggio? Secondo chi scrive no. La macchina per la vaccinazione rapida di massa è già in moto. Il reperimento dei vaccini, finora rallentato, sta andando a regime. La predisposizione di un passaporto medico europeo è perfino banale sul piano tecnologico: dati certificati in “cloud” attivabili da un codice QR. Per sua curiosità, chi scrive – che di mestiere fa scenari – ha impostato un’inferenza bayesiana (grezza) da cui ha ricavato la data del 31 maggio: basta che metà della popolazione europea, anche meno, sia vaccinata per far scattare l’effetto economico sistemico e tale risultato appare raggiungibile entro metà maggio. Un po’ più lungo potrebbe essere l’approntamento e rodaggio, soprattutto sul piano dell’immissione dati, del passaporto europeo. Ma potrebbe essere accelerato, permettendo l’anticipazione della riapertura totale pur condizionata ai primi di maggio.

Perché il governo non sta comunicando una data certa? E’ incerto sul numero di vaccinazioni? Anche se fossero di meno comunque entro maggio, appunto, ve ne sarebbe una massa sufficiente in Europa per riattivare il ciclo economico. Resterebbero i rischi di contagio tra i non vaccinati? Certo, ma questi non avrebbero accesso incondizionato ai luoghi perché privi del “passi”. In maggio gli albergatori, ristoratori, ecc., non sarebbero vaccinati in aliquota sufficiente? Ma non è un problema perché l’accesso sarebbe permesso solo ai vaccinati. Proprio la condizione del passaporto medico fa temere controreazioni da parte di chi non ce lo ha, ritardandone l’attuazione? Nell’inferenza di chi scrive il rischio di ritardo del passaporto ha portato la data di riapertura completa condizionata dai primi di maggio a fine mese. E’ motivo di preferenza dell’ex-post il fatto che la scienza medica segua in modo estremo il principio di prudenza influenzando la politica? Se fosse così, altre scienze potrebbero mostrare quante morti economiche sarebbero provocate da un ritardo nel fissare la data di riapertura completa, pur condizionata da certificazioni: tante, troppe per l’Italia. Va riconosciuta la complessità di armonizzare rischio medico ed economico, ma anche che il primo è calante e il secondo crescente. Pertanto è più razionale anticipare che aspettare, nonché creare il dato, via sforzo organizzativo, piuttosto che seguirlo.

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