La ricercatrice Ilaria Capua ha avvertito che il biorischio epidemico continuerà. Il virus attuale, poiché globalizzato, potrà trovare varianti non coperte dalla prima generazione di vaccini. Ci sono altre potenziali fonti di pandemia. Quella in atto ha mostrato ad eventuali movimenti apocalittici quanta distruzione possa provocare una bioarma a basso costo, volendo. Pertanto serve una capacità di risposta più rapida non solo organizzativa, ma, soprattutto, tecnologica: semplificare la vaccinazione, per esempio pillole o altre autoapplicazioni. In realtà il tema del biorischio, compresi quello bellico-terroristico e di incidenti nei laboratori, è già oggetto di nuovi studi in parecchi think tank governativi. Ma c’è stata attenzione nel non comunicarli per evitare eccessi di ansia. Chi scrive, però, ritiene che la prevenzione contro il biorischio crescente per difendere la fiducia economica debba essere attiva ed esplicita. Il motivo è che per finanziare la tecnologia di risposta immediata e la sua distribuzione a bioemergenze è necessario, in particolare nelle democrazie, un ciclo di capitale (tanto) dedicato, allocato in una posta di bilancio trasparente. La politica, globalmente, tende, per evitare problemi di consenso, sia ad aver paura nel comunicare futuri ansiogeni sia ad essere riluttante, nelle democrazie, ad allocare spesa per prevenzione contro pericoli non visibili. Ciò richiede un chiarimento basato su dati controllabili: c’è una relazione tra quantità di capitale concentrato per raggiungere uno scopo e l’ottenimento di questo. Si pensi al progetto Manhattan, al programma di sbarco sulla Luna, ecc. Pertanto la difesa della fiducia economica è (anche) una funzione del capitale investito in prevenzione. Se la politica ha timori nel dirlo e farlo, dovrebbero essere gli attori del mercato a stimolarla per autotutela.
Ma c’è un problema che la ricerca economica e finanziaria dovrebbe risolvere: come generare e gestire il ciclo del capitale di prevenzione, evitando che questo perturbi quello ordinario. Si tratta infatti di un tipo di investimento senza ritorno diretto calcolabile, pur ad alta capacità stimolativa sistemica. Pertanto tale investimento non può essere privato e deve essere statale. Ma per evitare un conflitto tra impieghi di prevenzione e ordinari, i primi dovrebbero essere non computati come debito o comunque classificati come debito sterilizzato e inseriti in un nuovo codice di massa monetaria da parte delle Banche centrali. Attivare tali ricerche sarà utile non solo per il biorischio, ma anche per la spesa di ecoadattamento.