Chi scrive valuta periodicamente la fattibilità dello scenario che considera il caso migliore, per l’Ue: trattato economico euroamericano dove però Ue e Stati Uniti concordino uno spazio di relazioni non sanzionabili tra la prima e Cina e Russia. Questo è un “caso migliore” non solo per i “moltiplicatori commerciali” reciproci, ma anche per la graduale convergenza implicita euro-dollaro. La probabilità di una confederalizzazione dell’Ue-Eurozona, infatti, è minima: poiché non può esistere una moneta senza Stato, cioè una politica monetaria senza correlazione con quella fiscale, l’euro è a rischio prospettico. Tra le poche possibilità di annullarlo, se confermati i limiti all’unionismo, c’è quella di una convergenza tra dollaro ed euro che rinforzerebbe il secondo, pur area monetaria subottimale, considerando che anche la posizione del dollaro come moneta di riferimento mondiale verrebbe consolidata. Il punto: la convergenza euroamericana mantiene un’elevata probabilità, ma aumenta il prezzo che l’Ue, Germania in particolare, dovrebbe pagare. Ciò rende ancora instabile lo scenario.
La pressione condizionante statunitense sull’Ue sta crescendo per forzarla a rendere assoluto il confine con la Russia e meno permeabile quello con la Cina. Per esempio, l’America insiste nel dialogo bilaterale con la Germania che questa blocchi il gasdotto North Stream 2. Anche l’Italia ha dovuto dare un segnale antirusso (il caso della spia). Filtrano indiscrezioni su una pressione americana per bloccare l’approvazione del vaccino russo da parte dell’Ema. I pensatoi strategici statunitensi non sembrano preoccupati di gettare la Russia nelle mani della Cina e di mettere la Germania in una situazione insostenibile. Nella loro analisi la Russia non sarà mai un vero alleato della Cina perché imperi contrapposti. Inoltre, la nemicizzazione della Russia è funzionale a mantenere l’Eurasia settentrionale divisa perché la massima preoccupazione a Washington (e Londra) è che Berlino e Mosca convergano, completando un’unione europea dall’Atlantico al Pacifico di potenza superiore. Comprensibile. Ma gli strateghi americani stanno sottovalutando gli eccessi di compressione sulla Germania: potrebbe ribellarsi creando destabilizzazioni nell’Ue che eccedono la capacità statunitense di riordinarle. Ciò sorprende perché l’America ha messo in priorità il Pacifico, ma includendo in questa quella di consolidare l’alleanza euroamericana. Appare evidente un difetto di pensiero strategico statunitense che dovrebbe essere corretto da interazioni più frequenti con quello delle nazioni europee.