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Carlo Pelanda: 2021-3-14La Verità

2021-3-14

14/3/2021

L’America ha degradato l’Ue in serie B

La strategia dell’Amministrazione Biden ha messo in priorità il consolidamento dei rapporti con gli alleati nel Pacifico per il contenimento dell’espansione cinese e secondarizzato quello con gli europei. Poiché i flussi di capitale seguono la geopolitica, per l’Italia è un problema far parte di una regione europea che sta diventando “semiperiferia” del ciclo globale del capitale. Il costo – notevole – di far parte di una Ue ed Eurozona, tra l’altro organizzate in modo sub-ottimale, infatti, sarebbe bilanciato se Ue ed euro fossero parte del centro del mondo con conseguente vantaggio. Il punto: è possibile correggere la strategia statunitense affinché dia più peso agli europei occidentali? Domanda combinata con un’altra: potranno capire Francia e Germania che la posizione di sovranità europea è un autocollocamento in serie B nel globo, anzi un autogol?

La secondarizzazione dell’Ue da parte statunitense non è una novità. Nel 2009 Barack Obama dichiarò, senza avvertire gli alleati, che il G7 era finito e che sarebbe stato sostituito da un G20. In realtà pensava che questo sarebbe stato il luogo per un G2, cioè di convergenza tra America e Cina, per la cogestione del pianeta. Quando ne fu evidente l’impossibilità, l’Amministrazione Obama lanciò nel febbraio 2013 l’idea di creare due aree di libero scambio amerocentriche, una sul Pacifico (Tpp, 12 nazioni) e l’altra verso l’Atlantico, con l’Ue, il Ttip, che escludevano Cina e Russia, la massima priorità venne data alla prima (poi smontata da Donald Trump). Il G7 sopravvisse. Trump lo trattò come un’appendice fastidiosa, ma nell’ultima parte del suo mandato volle usarlo come base per ingrandire la sfera di influenza invitando India e Australia nonché la Russia. In questo dettaglio vanno annotate due cose. Comunque agli occhi americani il G7 è utile solo se si espande al Pacifico. L’invito alla Russia era parte di un’idea di “condizionamento” della Cina e non solo di “contenimento”. La creazione di una sesta missione Nato per la difesa dell’orbita, poi, diede alla Nato stessa una missione globale. In sintesi c’era nell’ultima Amministrazione Trump, dopo un periodo di disprezzo, l’idea – spinta in realtà dalla burocrazia imperiale – di fare leva sulla convergenza con gli europei proprio per avere più potenza nel consolidare l’alleanza nel Pacifico e sopra. 

L’Amministrazione Biden sta tornando sulla strategia di Obama. Tenere separati gli alleati del Pacifico da quelli dell’Atlantico, dando più rilievo ai primi. La logica è classica: l’impero deve avere forma stellare, cioè l’America al centro che instaura relazioni bilaterali con gli alleati, evitando che questi condizionino l’America stessa. Ma pesa molto il fatto che Washington non si fidi dell’Ue. Ed ha ragione: la firma dell’accordo Cai (investimenti) con la Cina nel dicembre 2020 voluto dalla Germania – perché ricattata da Pechino – con il consenso di Parigi, senza tener conto dell’opposizione statunitense, ha dato un segnale netto all’America: non possiamo fidarci degli europei, possiamo solo tenerli sotto controllo, stringere relazioni bilaterali più forti con singole nazioni, ma non privilegiarli in formato Ue. Così Francia e Germania, la prima sognando una sovranità europea francocentrica e la seconda cercando di restare neutrale per mercantilismo, hanno lasciato spazio alle democrazie asiatiche per passare in serie A via associazione privilegiata con l’America, il nostro governo Conte 2 cagnolino inconsapevole e scodinzolante. Fortunatamente il reiterato linguaggio di Sergio Mattarella che indica l’Italia leale sia all’alleanza atlantica sia all’Ue ha dato a Roma la fiducia dell’America, corroborata da un ministro della Difesa attento a mantenere posizioni pro-atlantiche. Ma l’Ue è al momento in B.

Infatti il Segretario generale della Nato ha disperatamente invocato un’estensione verso il Pacifico per farla restare in A. Ma il punto strategico è aggiungere all’alleanza euroamericana per la sicurezza (che è solida) anche una economica, tra cui la convergenza tra euro e dollaro necessaria per rafforzare ambedue. Infatti la prima raccomandazione è siglare un trattato euroamericano di libero scambio. Sul lato Ue, il precursore è la bocciatura da parte del Parlamento europeo della bozza di trattato Cai tra Ue stessa e Cina. Ma per convincere l’America a fare un accordo che sia compatibile con il protezionismo francese, ammorbidendolo, e con la paura tedesca di perdere il mercato cinese, dando compensazioni a Berlino, cioè ad essere flessibile, sarebbe necessario che Washington capisse meglio la rilevanza dell’Ue. Joe Biden sta usando con la Cina la vecchia strategia del “contenimento”. Ma la Cina non è l’Unione sovietica che poteva essere “contenuta”: è nel centro del mercato globale. Per toglierla da questa posizione e riportarla entro i suoi confini, nonché costringerla a comportarsi bene, la strategia giusta è diversa: il “condizionamento”. E per condizionare la Cina è necessario creare un’alleanza globale di democrazie, europee ed asiatiche, che sia molto più grande della Cina stessa (e trovare un modo per staccare Mosca e Pechino). In conclusione, un’Ue estroversa e che sceglie il campo delle democrazie e un’America che ne capisca l’utilità sono le condizioni per vincere e per mettere tutte le democrazie in serie A, compattandole in un’unica matrice. Per l’Italia questo è lo scenario migliore. Sapremo influenzarlo?

(c) 2021 Carlo Pelanda
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