La partecipazione di Joe Biden ad una sezione dei lavori del Consiglio europeo fa parte della prima fase della nuova strategia globale statunitense dedicata alla riparazione delle alleanze e al loro consolidamento entro il confronto tra Pax Americana e Pax Sinica, ma non ancora della seconda, cioè la definizione di azioni specifiche. Quindi l’evento va visto come precursore di altri più importanti, pur rilevante il significato geopolitico. In particolare, ha rilievo l’aver accettato un incontro con l’Ue intera, come primo atto simbolico verso l’area europea, e non con qualche sua nazione: è un riconoscimento dell’Ue stessa come interlocutore, rinforzandola come istituzione, apparentemente rinunciando a selezionare nazioni privilegiate all’interno di essa. Ma il mercato è in attesa di capire quale possa essere la seconda fase, concreta, delle relazioni euroamericane e delle possibili conseguenze dei rapporti tra Ue, Cina e Russia.
L’Amministrazione Biden ha già definito una Grand Strategy, ma non ancora i dettagli esecutivi perché di enorme complessità. L’enfasi sul Fronte unito delle democrazie non è nuovo come linguaggio di compattazione dell’impero, ma è nuovo il motivo. Non si può “contenere” una Cina interconnessa con il mercato globale e che ne è uno dei centri. Né si può “condizionarla” solo con mezzi di mercato perché quello cinese è più grande. Pertanto l’America deve ricorrere all’arma morale con lo scopo di mettersi al centro del mondo come fonte delle regole e conseguenti standard, pensando di aver un vantaggio residuo su questo piano in relazione alla Cina, oltre a quello militare, ma inutilizzabile. Tuttavia, non è possibile che gli alleati accettino di ridurre troppo i commerci con la Cina. Quindi l’America deve creare un grande mercato globale delle democrazie sia per dare loro una compensazione sia per attuare pressioni condizionanti sulla Cina in forma di regole di accesso a tale area. Inoltre, in questo scenario - che chi scrive ha da tempo definito “deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva” - nessun attore ha interesse a ridurre il commercio internazionale. In tale quadro, pur ancora fluido, emerge con chiarezza che l’America ha bisogno dell’Ue sia come alleato morale sia, soprattutto, come mercato da integrare con quello nordamericano, avviando gradualmente una (fondamentale) convergenza euro-dollaro. Non potrà essere domani, ma aumenta la probabilità di una seconda fase che porti ad un trattato economico euroamericano dove gli europei, però, possano concordare con l’America uno spazio di relazioni con la Cina.