Il nuovo governo dovrà tener conto delle lezioni emerse dopo un anno di pandemia. Prima, concentrare le risorse di soccorso economico dove servono, senza disperderle: finora sono stati erogati circa 10 miliardi di ristori mentre ne sarebbero serviti dai 30 ai 40. I soldi c’erano, ma sono stati dissipati in rivoli non sostanziali, dai monopattini agli inutili banchi a rotelle. Negli ultimi mesi sono state chiuse 273mila aziende e i disoccupati complessivi hanno raggiunto il numero di 2,5 milioni: una allocazione più mirata dei sostegni li avrebbe ridotti di molto. Seconda, correlata: il virus ha avuto un impatto differenziato sui settori economici, ma l’erogazione della cassa integrazione per ben 4 miliardi di ore lavoro non è stata altrettanto differenziata ed ha finanziato unità economiche che non ne avevano bisogno. Un meccanismo più mirato avrebbe permesso risparmi da impiegare, appunto, per il sostegno delle situazioni estreme. Mancano circa 5 mesi alla ripresa sostenuta dalla vaccinazione, pur questa in ritardo, e in tale periodo la selettività dell’allocazione delle risorse dovrà essere precisissima per evitare ulteriori morti economiche. Terza: anche se la convivenza tra virus ed economia è risultata impossibile, molte nazioni comparabili hanno calibrato meglio le aperture e chiusure precauzionali, subendo un minore impatto economico: il Fmi ha stimato che la caduta del Pil italiano 2020 sarà quasi dell’11%, il più alto nel mondo comparabile. La “giallizzazione” di quasi tutta l’Italia, nonostante il parere contrario degli epidemiologi, è un segno che la politica ha compreso il problema e che prende un rischio sul lato delle aperture. Bene, ma lo sta prendendo senza mirare, cioè senza definire protocolli adeguati. Per esempio, scuole riaperte, ma trasporti, pur con eccezioni, non messi in sicurezza antivirus. In sintesi, il nuovo governo dovrà avere più tecnici capaci di far funzionare le istituzioni in modo mirato.