Nello scenario composto da chi scrive è alto il rischio che il problema del debito, con carico dereputazionale per l’Italia, riesploderà nel 2024-25 e che il mercato lo sconti prima con danno per il rating del ciclo di capitale residente. Già ora andrebbero predisposte misure di mitigazione di tale rischio per invertire con belle sorprese la profezia negativa. Nell’immediato, che Draghi riesca a formare un governo è una di queste belle sorprese. Ma dovrà essere confermata da altre, in sequenza. La probabilità che l’economia italiana rimbalzi bene nel 2021-22, permettendo proiezioni migliorative del rapporto debito/Pil è – per chi scrive – più elevata di quanto stimino gli scenari più recenti. Questi tendono a non rappresentare le discontinuità per eccesso di metodo lineare mentre lo scrivente, e il suo team, adottano un probabilismo soggettivista che vede più chiaramente possibili discontinuità (in peggio o in meglio): il rimbalzo sarà più forte del previsto. Ma non così forte, per spugnosità del sistema, da invertire la profezia negativa sull’Italia. Tale previsione è derivata dal calcolo del tempo necessario sia per ridurre gli ostacoli all’espansione economica sia per attivare gli investimenti modernizzanti sostenuti da leva europea. Dare efficienza all’architettura politica del mercato italiano, nel caso migliore, richiede almeno un decennio. L’effetto stimolativo degli investimenti sarà differito. In sintesi, l’Italia avrà un buon recupero, ma non tale da far percepire l’inversione del suo declino e rischio di insolvenza, considerando che il sostegno Bce avrà limiti. Pertanto va predisposta anche una bella sorpresa sul lato della de-debitazione.
L’opzione qui preferita perché non recessiva è una cartolarizzazione sintetica del patrimonio pubblico italiano, nazionale e locale. Si crea un Fondo italiano di bilanciamento (Fib). Lo Stato vende al Fib il patrimonio e questo lo ripaga con obbligazioni. Tali obbligazioni – caricate di rendimento da una valorizzazione del patrimonio - poi, vengono usate dal Tesoro per ripagare un’aliquota del debito giunto a maturazione, riducendo il debito complessivo. Una prima stima rende probabile che l’operazione possa valere 400-500 miliardi di euro e che tale riduzione pur parziale del debito possa sì invertire la profezia negativa sull’Italia. Ma ci vuole anche nuova teoria. Sia quella che un debito si riduce solo con la crescita sia quella del rigore sono incomplete. Va trovato un giusto mix. Inoltre, la distinzione tra debito buono e cattivo non supera l’obiezione che un debito è comunque un debito.