La previsione di ripresa nel 2021 della domanda globale è ottimistica e ciò fa ipotizzare una crescita robusta del settore manifatturiero e dell’export italiani. Al riguardo dei servizi dipendenti dal flusso di persone, invece, le previsioni sono incerte per l’incognita sui tempi di vaccinazione. Il settore del turismo vale circa il 13% del Pil italiano. Se la stagione estiva fosse piena di flussi, allora il rimbalzo di questo settore, correlato alla ripresa dei trasporti, ristorazione, ecc., avrebbe un impatto dinamizzante sul Pil complessivo e, soprattutto, sull’occupazione. Il calo di questa nel 2020, infatti, si è concentrato in tali settori. Quindi, per capire i tempi della ripresa italiana bisogna inquadrare la “questione estiva”. La vaccinazione in Germania, fonte principale dei flussi turistici intraeuropei, sta procedendo al ritmo di centomila persone al giorno (mentre in Francia sono poche centinaia e in Italia poco di più). Anche l’Austria sta procedendo bene. Ciò implica che già in primavera vi saranno milioni di persone con certificato di vaccinazione pronte a viaggiare. L’Italia è in concorrenza con Spagna, Grecia e Croazia per attrarre i flussi e pertanto dovrà esasperare la propria competitività sul piano ricettivo con politiche mirate: tutela dell’apertura dei confini (esiste una geopolitica del turismo a cui prestare massima attenzione), adattamento delle regole italiane per rendere fluidi i flussi, ecc. Ma questa è solo parte del quadro. L’altra è ottenere nel minimo tempo possibile il massimo di vaccinati italiani per integrare il turismo esterno con quello interno. Se l’operazione riuscisse, allora il rimbalzo del Pil italiano 2021 sarebbe del 6%, forse oltre. Se si perdesse la stagione, invece, sarebbe attorno ad un insufficiente 2%. Non sembra che il governo stia prestando la dovuta attenzione a questo tema che è più importante dei fondi europei per risanare l’economia italiana.