Nel libro “Il nuovo progresso” (2012) chi scrive propose una formula per la futurizzazione e dinamizzazione del “capitalismo democratico” centrata sulla relazione reciprocamente amplificante tra libertà, tecnica e capitale. In tale formula lo Stato, cioè il denaro pubblico drenato per vie fiscali, avrebbe dovuto essere riorganizzato per essere complementare al mercato, cioè trasformarsi da welfare redistributivo a welfare di investimento. L’inclusione armonizzata dello Stato nel ciclo del capitale privato voleva terminare un ormai ingiustificato conflitto secolare fra questo ed il libero mercato, chiarendo che la missione dello Stato stesso è fornire garanzie mentre quella del libero mercato è creare e diffondere socialmente ricchezza. Il punto: questa proposta di nuovo liberismo consapevole della necessità di includere le garanzie nella sua teoria, ma rendendole compatibili al ciclo dell’azione privata e alla sua qualificazione, è totalmente opposta al riemergere dello statalismo assistenzialista in molte democrazie, particolarmente in Italia, amplificato dalla percezione che solo l’intervento massivo dello Stato possa riparare economie colpite dalla pandemia. Chi scrive considera errata – in base a dati di ricerca e non a ideologia – tale percezione. E ritiene che la riparazione del sistema economico debba essere fatta favorendo il libero mercato, adattando i flussi di denaro alla sua stimolazione, osservando che la vera riparazione stessa dipende dalla tecnica.
Ciò significa riporre più fiducia, appunto, sul ciclo reciprocamente amplificante tra libertà, tecnica e capitale, e molto meno su quello dell’assistenzialismo e dell’interventismo statale. Draghi, che chi scrive ha criticato per una proposta eccessivamente distruttiva di unità economiche devitalizzate (zombie), ha avuto però ragione nel segnalare che il ciclo del capitale è a rischio di distorsione grave se non viene indirizzato a rafforzare i forti. Pertanto la proposta Draghi va corretta e integrata con nuove garanzie trasformative, ma non respinta del tutto anche perché sensata in relazione alla distinzione tra debito cattivo (assistenziale) e buono (stimolativo). Tale precisazione è dovuta a Draghi. Ma chi scrive sente l’urgenza di chiarire il nuovo modello di complementarietà tra Stato e libero mercato per dare una teoria forte che si contrapponga a quella debole dello statalismo riemergente. Per questo si è impegnato con l’editore Rubbettìno a produrre un testo entro maggio 2021 titolato: la riparazione del capitalismo democratico. L’augurio è che la libertà ritrovi la sua forza.