Nell’incertezza del momento economico c’è una certezza: nell’Ue dovrà aumentare il ricorso al debito previsto in estate per permettere ai bilanci statali di sostenere le unità produttive e l’occupazione colpite dalla seconda ondata di contagi. Ma l’extradebito aggiuntivo eccede la capacità di gran parte degli Stati, in particolare di quelli già molto indebitati come l’Italia, di ripagarlo senza avere effetti depressivi nel post emergenza. Tale problema futuro potrebbe ridurre le risorse che servono oggi. Per evitarlo è necessaria una copertura straordinaria dell’indebitamento da parte della Bce. Questa ha deciso di incrementare l’acquisto di emissioni debitorie degli Stati per garantirle in modo da tenerne basso il rischio e quindi i costi. Se fa così vuol dire che ha anche individuato un modo per sterilizzare l’extradebito da pandemia affinché non diventi distruttivo nel futuro. Sterilizzare, nel caso, significa trattenere nel bilancio della Bce un’aliquota dei debiti statali acquistati, rifinanziandoli periodicamente. C’è un limite? E’ una situazione nuova, ma la ricerca in materia ritiene lo spazio di bilancio di un’emittente di moneta molto ampio. Trasferendo questa considerazione allo scenario europeo più probabile – rimbalzo economico forte entro il 2021 e riparazioni dei settori più colpiti entro il 2023 in un contesto di crescente viabilità del mercato globale grazie alla vaccinazione e nuove terapie – certamente la bolla debitoria da pandemia potrà essere gestibile via sterilizzazione sul piano delle quantità. Ma l’extradebito dovrebbe restare sterilizzato per decenni e ridotto “naturalmente” dall’inflazione. Mentre sul piano tecnico se ne intravede la possibilità, su quello politico va annotato che in sede Ue ed entro la Bce c’è un conflitto, pur ora in sordina, tra chi vuole ripristinare il rigore e chi vorrà abolirlo. Poiché la fiducia nel futuro è base per mantenere l’ottimismo in un presente grigio, già adesso dovrebbe emergere un buon senso che armonizzi requisiti di ordine finanziario e sviluppo.