Va annotato il recente aumento di attivismo da parte di Sergio Mattarella in politica estera a tutela dell’interesse e dignità nazionale. Probabilmente il motivo è che il governo Conte 2 è ambiguo in materia di collocamento internazionale della nazione e non riesce a prendere una postura di credibilità nei confronti degli interlocutori esteri, costringendo il Quirinale ad integrarlo, sormontandolo, pur in sordina. Trovo interessante la posizione che, pur europeista, non appare succube della diarchia franco-tedesca. Per esempio, l’enfasi sull’amicizia tra Mattarella e il Presidente della Repubblica federale tedesca Frank-Walter Steinmeier, in realtà un atto politico, potrebbe essere un intelligente segnale indiretto che Roma non seguirà la strategia di Parigi di conquistare l’Italia per bilanciare lo strapotere tedesco entro la diarchia. Così come è “segnaletica” la dichiarazione nel recente passato che l’Italia è sia pro-Europa sia pro-atlantica. Chi scrive apprezza il tentativo di Mattarella di rendere più rilevante e dignitosa l’Italia, ma avverte che servono mosse forti per riuscirci, pur molto difficile individuarle nella situazione attuale.
L’Italia è ormai incastrata nell’Unione europea in posizione compressa. Una qualsiasi mossa forte per disincastrarsi, se eurodivergente, implicherebbe un incremento insostenibile del costo del debito, cosa che è ormai evidente nelle statistiche, rendendo tale mossa suicida. L’Italia non è più sovrana a causa dell’enorme debito che combinato con la poca capacità di crescita la costringe a far dipendere dall’ombrello europeo la sua valutazione di affidabilità da parte dei mercati. Pertanto Roma ha uno spazio molto ridotto di opzioni per difendere attraverso rilevanza geopolitica e reputazione, cioè forza negoziale, la propria ricchezza residente da atti predatori altrui diretti o indiretti, cioè via generazione di regole e standard europei sfavorevoli. Tale debolezza di posizione è stata accentuata dalla fesseria “meridionalista” fatta dal governo Conte 2 di chiedere un trattamento speciale per l’Italia, senza capire che Francia e Germania volevano proprio che Roma si mettesse in posizione di mendicante per comprimerne definitivamente i potenziali di divergenza e anche ridurre via condizionamento diretto il rischio di una sua implosione che destabilizzerebbe il dominio franco-tedesco. La “nuova condizionalità” a cui sarà sottoposta l’Italia non sarà più o solo quella contabile, cioè il rigore, ma quella qualitativa: l’Italia dovrà orientare la spesa secondo i capitoli decisi dall’Ue dominata dalla diarchia, senza poterli influenzare, e sarà valutata nel come lo farà sotto minaccia di perdere i soldi, tra l’altro italiani veicolati attraverso l’Ue per poi tornare in Italia. L’altro trucco è quello di condizionare l’attivazione dei diversi fondi per l’emergenza pandemica accesi da debito con garanzia europea al consenso dei parlamenti nazionali, in alcuni casi anche regionali, e da quello europeo: ci vorrà più di un anno per vederli e saranno certamente ridotti, a parte gli spiccioli di anticipo. Francia e Germania, infatti, non aspettano certo il Recovery Fund: hanno già messo in bilancio spesa straordinaria di investimento a debito - Parigi di 100 miliardi, Berlino di più con progetti di poche pagine e programmi molto chiari – mentre l’Italia si sta incartando sul mito dei soldi europei. Mattarella sta meritoriamente cercando di segnalare a Berlino e Parigi che l’Italia reagirà a trucchi, ostacoli, ecc., ottenendo certamente considerazione, ma difficilmente un’inversione del destino di compressione dell’Italia.
Quale mossa forte euroconvergente può avere un effetto dissuasivo tale da migliorare posizione e prospettive dell’Italia? Oscillare tra Francia e Germania per evitare il dominio dell’uno o dell’altro è una buona mossa, ma non forte e portatrice di status ambiguo. Farsi promotore di un vero europeismo confederale in modo da ribilanciare l’asimmetria europea, mettendosi a capo dei piccoli dell’Ue, troverebbe la Spagna di traverso perché sta bene in posizione quarta in concorrenza con l’Italia per diventare terza e i piccoli sospettosi perché, appunto, l’Italia stessa è troppo ricattabile sul debito. Prendere una posizione di cuneo atlantico nella Ue è opzione forte e fattibile, ma compatterebbe Francia e Germania a contrasto. In conclusione, le opzioni forti suggerite al Qurinale attivista, nel breve termine, sono tre. Cercare di evitare o ridurre gli eurobond prima che diventino stigma per l’Italia, premendo invece, con altri europei alleati, sulla Bce affinché compri un po’ più di debiti nazionali e, soprattutto, li trattenga a lungo nel proprio bilancio, così sterilizzandoli. Tale azione diplomatica riservata è alla sola portata del Quirinale. Seconda, comunque cercare una riconvergenza con l’America non tanto o solo bilaterale, ma spingendo l’Ue verso un trattato economico atlantico, azione che implica un cambio di posizione più netto nei confronti della Cina. Terza, e più urgente, inviare una lettera alle Camere per definire i punti di riordinamento della nazione, con enfasi sulla de-debitazione, ingabbiando il governo in una missione che ne limiti incompetenza e caos.