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Carlo Pelanda: 2020-10-2Milano Finanza e Italia Oggi

2020-10-2

2/10/2020

L’effetto globostabilizzante di un trattato economico Usa-Ue

Tra i compiti della scenaristica strategica c’è, sul piano macro, quello di individuare i fattori di destabilizzazione/ristabilizzazione di un sistema. Lo scenario peggiore per l’economia e la finanza è la frammentazione del mercato globale in blocchi regionali/meganazionali in relazione potenzialmente conflittuale tra loro, al momento tendenza evidente ed in accelerazione. Fino a poco tempo fa le riflessioni sull’ordine mondiale mostravano una certa rilassatezza perché c’era ancora un ordine residuo. Ora questo non c’è più: prevalgono i linguaggi rinazionalizzanti e nuovi confini ai flussi internazionali di merci, informazione e persone. Non ancora del capitale – e forse per questo il mondo finanziario non è ancora del tutto attento al tema – ma ci sono segni iniziali che anche questo è a rischio di venire limitato da fattori geopolitici, con esiti depressivi. Pertanto chi scrive sente i motivi per stimolare il pensiero strategico europeo a convergere per produrre rapidamente soluzioni di ri-globalizzazione, anche considerando che Germania e Italia, nazioni con modello trainato dall’export, sono tra le più esposte al pericolo di de-globalizzazione e non basterebbe loro l’accesso fluido ad un euromercato unico meglio strutturato, pur questo passo importante. E con i collaboratori di ricerca ha tentato di individuare quale azione/evento, fattibile nell’arco di pochi anni, possa poi innescare un processo – necessariamente evolutivo - globalmente ristabilizzante. L’ipotesi è che un trattato commerciale bilaterale tra Stati Uniti ed Ue possa avere tale effetto.

Il criterio è quello di iniziare a far riconvergere due megamercati già predisposti. Il trattato può essere inizialmente semplice e anche settorialmente selettivo, per renderlo simmetrico, perché la priorità è inserirlo nel reticolo di trattati bilaterali tra Ue, Canada e Giappone e quelli tra America, Canada e Giappone stessi. In tal modo dal reticolo di bilaterali potrebbe svilupparsi gradualmente un mercato integrato. Per l’Ue, poi, è necessario riagganciare il Regno Unito, cosa più facile se parte di un accordo Usa-Ue. Così entro l’architettura del G7 evolverebbero un mercato integrato e una convergenza tra dollaro, euro, yen e sterlina.  Sarebbe una ri-globalizzazione solo selettiva, ma avrebbe effetti di stabilizzazione globale, tra cui quello di un prestatore di ultima istanza di grandissima scala. Vincano Trump o Biden, l’America sarà favorevole per suo interesse a questa architettura. Ma tocca all’Ue convincersi del vantaggio e farsi parte attiva, passando da introversa ad estroversa.

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