Guardando avanti si intravede una ripresa economica forte nella maggior parte del mondo industrializzato e nell’Ue in qualche momento del 2021, probabilmente nel secondo semestre, anticipato dalle Borse, grazie alla disponibilità di vaccini e terapie antivirali sufficientemente efficaci. La diffusività settoriale o meno della ripresa stessa, che poi determina il numero di disoccupati, in Europa ed America dipende da quanta “liquidità ponte” verrà erogata via indebitamento d’emergenza e stimoli degli Stati alle unità economiche de-finanziate dalle restrizioni precauzionali fino al momento del rimbalzo. Al momento gli Stati appaiono consapevoli di dover fornire mega-sovvenzioni per mitigare il numero di chiusure e sia Fed sia Bce mostrano una postura di prestatore di ultima istanza (temporaneamente) illimitato. Ma guardando ancora più avanti si intravede il problema di come gestire e smaltire nel tempo una massa di debito pubblico che eccede la capacità degli Stati di ripagarlo. Infatti stanno aumentando gli appelli per la cancellazione dell’extra-debito acceso per la gestione della pandemia. Si odono più nell’Ue che non negli Stati Uniti. Probabilmente perché il mega-debito denominato nella moneta di riferimento mondiale è più gestibile via manovre tecniche, anche considerando l’efficienza dell’economia sottostante. Nell’Eurozona, invece, il problema dell’extra-debito è di più difficile gestione perché l’euro non è espressione né di un emittente sovrano né di un impero globale e si basa su regole limitative delle facoltà debitorie che, pur temporaneamente sospese, sono latenti. Senza cambiamenti, nel 2022, tale configurazione rigida dell’Eurozona in riferimento al debito potrebbe diventare destabilizzante.
Quali cambiamenti? In premessa va consigliato a chi si esprime in materia di non utilizzare l’immagine di “cancellazione” del debito perché spaccherebbe l’Europa. Va, invece, utilizzata quella di “sterilizzazione” attraverso il mantenimento prolungato nel bilancio della Bce di una quantità di “extra-debito covid” sufficiente a garantire indirettamente quello complessivo dei singoli Stati. Altra raccomandazione è lasciar lavorare la Bce in un contesto di “silenzio politico” in materia affinché la preparazione delle soluzioni tecniche non venga perturbato dalla politica. Chi scrive ritiene che la soluzione tecnica più importante sia il trattenere per decenni nel bilancio Bce, rifinanziandole, aliquote dei debiti nazionali evitando però la monetizzazione dei debiti stessi e che ciò sia fattibile via riforma di prassi senza cambiare i trattati.