Alcuni analisti segnalano che nei Tesori degli eurostati è cresciuta la massa di liquidità inutilizzata, in Italia – ad agosto – attorno ai 98 miliardi. Tra questi c’è chi si chiede se tale massa di moneta congelata abbia sterilizzato lo stimolo monetario della Bce, in particolare il Pepp. Sul piano macro la domanda è sensata, pur avendo il Pepp stesso l’effetto qualitativo di rinforzare la fiducia: immetto, per dire, 400 miliardi nel sistema, ma poi più o meno la stessa cifra viene tolta dal mercato da un distributore di liquidità. Se così, ora appare rilevante capire il perché per stimare quando tale distorsione nel ciclo del capitale cesserà, in particolare per l’Italia. Il fenomeno sembra, in parte, incidentale: i centri di spesa degli Stati hanno rallentato o rinviato le erogazioni per riduzione delle attività amministrative a causa delle situazioni interne ed ambientali generate dalla pandemia. In altra parte, ci sono motivi precauzionali contro riduzioni di gettito o varie sorprese negative. Pertanto, entro questa ipotesi causativa, si possono tratteggiare tre scenari. Il migliore, basato sull’apprendimento di come convivere con il virus negli uffici combinato con un controllo del contagio, fa proiettare uno scongelamento graduale delle liquidità statali entro pochi mesi. Il migliore del peggiore entro metà del 2021. Il peggiore resta aperto, ma la sua probabilità, al momento, appare bassa. Una prima stima porta all’inizio del 2021 la possibilità (teorica) di un flusso a cascata di almeno 300 miliardi di liquidità statale scongelata, ora non circolante, nell’Eurozona. Se si aggiungono la continuazione del Pepp e l’avvio del disgelo del risparmio precauzionale privato a fronte dei segni di ripresa, si può immaginare un’alluvione di liquidità. Negli scenari proiettivi in circolazione le stime del ritmo di ripresa nel 2021 lo indicano lento perché forse non hanno inserito nelle inferenze il fenomeno qui accennato.
Ma appare più importante, oggi, segnalare che eurogoverni e Bce dovrebbero parlarsi: se c’è un’istituzione di ultima istanza disponibile a, e capace di, fornire liquidità d’emergenza, pur temporanea, perché mai uno Stato dovrebbe tenere troppa liquidità precauzionale in cassa, togliendola al mercato che ne ha un disperato bisogno nelle contingenze, in Italia molto più che altrove? Inoltre, per gli aspetti incidentali, il governo dovrebbe portare il lavoro da casa dei funzionari pubblici entro limiti che non rallentino le erogazioni. In conclusione, il tema della liquidità congelata richiede più trasparenza ed euro-coordinamento.