Ora la fiducia dei mercati è riposta nel vaccino e, soprattutto, nella rapidità della sua somministrazione di massa nel pianeta, circa 10 miliardi di dosi. Nell’Ue ne servono 450/500 milioni. Più si anticipa la comunicazione credibile dell’avvio di una vaccinazione sufficientemente efficace e minore sarà l’impatto bloccante nel periodo di incertezza sulle decisioni di investimento privato. Gli attori di mercato hanno bisogno sia di poter stimare il termine della crisi epidemica sia che questo si attualizzi entro il 2021. Se l’incertezza durasse di più, la liquidità resterebbe congelata portando il sistema verso una depressione difficilmente contrastabile anche da alluvioni della liquidità stessa. Pertanto i governi europei che al momento stanno inseguendo la crisi devono conquistare maggiore consapevolezza della priorità di anticiparla e di comunicarla in modi tali da innescare una profezia rassicurante e credibile. Quelli mediterranei con il problema aggiuntivo di “salvare” la stagione estiva per evitare la morte economica dei settori da essa totalmente dipendenti. Possibile?
Deve esserlo. Qual è il gap tra la preparazione in atto e quella necessaria? L’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha fatto filtrare che parecchi governi sono in ritardo nell’organizzare la distribuzione dei vaccini. Quelli in procedura di autorizzazione sono tre con una elevata probabilità di avere luce verde entro il gennaio 2021. La loro inoculazione non sarà dannosa, ma l’efficacia non sarà totale e non è ancora chiaro se basterà una vaccinazione o se questa dovrà essere ripetuta (come nel caso dell’influenza). Ma ai fini dell’analisi economica è sufficiente un’efficacia statisticamente significativa che permetta ad un individuo di esibire un certificato di vaccinazione che lo abiliti a mobilità e interazioni libere. Sul piano tecnico, quindi, il gap non appare grave. Su quello organizzativo, invece, lo è. Ursula von der Leyen ha voluto comunicare che da aprile saranno disponibili dai 20 ai 50 milioni di dosi al mese. Non è chiaro se tale limite di produzione sia rigido o no. Ma bisognerebbe fare uno sforzo per superarlo. Anche perché chi è in lista, per dire, nel gennaio 2022 oppure nel 2023 insorgerà e l’incertezza potrebbe eccedere la capacità del mercato di gestirla. In sintesi, i governi dovrebbero convergere su un progetto Manhattan che immunizzi gli europei in tre mesi, iniziando a febbraio e non ad aprile, comunicando entro novembre questo obiettivo. Meglio, per sostenere la fiducia, che la comunicazione sia emessa dall’Ue e che questa assuma il coordinamento.