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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2020-9-28L' Arena,
Giornale di Vicenza,
Brescia Oggi

2020-9-28

28/9/2020

Bene ma serve più efficienza

Le proiezioni macro del governo per il bilancio 2021, ora in bozza, sono: Pil 2020 meno 9%, Pil 2021 più 6%, deficit del 7%, debito da contenere entro il 156% del Pil. L’Ue ha comunicato agli Stati che possono inserire nei progetti di bilancio un anticipo del Recovery Fund che per l’Italia dovrebbe essere attorno agli 8 miliardi (0,9% del Pil) portando la speranza di crescita 2021, appunto, al 6% dal 5,1% circa che era la stima precedente del rimbalzo italiano. C’è un certo ottimismo in queste previsioni, che implicano un recupero nel 2022 della perdita di Pil nel 2020, e ciò suscita la domanda di quanto sia fondato realmente e quanto solo “cartaceo”. La ripresa del settore manifatturiero è molto robusta. L’export, pur impervio sul piano globale fino al vaccino, potrà trovare spinta nei programmi stimolativi già annunciati da Francia e Germania, 100 miliardi la prima, di più la seconda, annotando che Berlino ha abbandonato il rigore tornando al deficit: la probabilità che il mercato europeo sarà dinamico è più elevata di quella di una sua contrazione per la persistenza delle restrizioni anti-Covid. Così come per l’America, pur il punto di svolta verso una ripresa forte potrebbe essere distante qualche mese. Se poi nella seconda metà del 2021 vi sarà un vaccino valido a somministrazione rapida, l’attesa di un boom è fondata. Se vi fosse un ritardo, le Banche centrali comprerebbero un ulteriore quantità di debiti nazionali permettendo agli Stati di tenere in terapia intensiva le loro economie. In sintesi, anche se i conti 2021 fossero un po’ troppo ottimistici – e probabilmente lo sono per la sottovalutazione delle incertezze nel primo semestre 2021 – la ripresa forte prevista nel 2022-23 risolverebbe il problema. Infatti chi scrive inizia a preoccuparsi del riequilibrio della finanza pubblica che verrà imposto dall’Ue all’Italia nel 2023. L’accesso al Recovery Fund implica una “condizionalità qualitativa” finalizzata all’efficienza, ma il governo sta aumentando l’assistenzialismo e la spesa dissipativa. Dovrebbe cambiare in tempo utile per evitare guai post-Covid all’Italia.

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