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Carlo Pelanda: 2020-9-11Milano Finanza e Italia Oggi

2020-9-11

11/9/2020

I rischi della cessione di sovranità in cambio di protezione

Frigge nuovamente la questione del Mes: il tema merita un inquadramento generale di scenario. Chi scrive condivide con Domenico Lombardi ed altri autorevoli osservatori il sospetto che il governo abbia ceduto ad una pressione per accettare gli aiuti europei e relativo condizionamento, evitando soluzioni nazionali pur fattibili. Indizi: l’ostilità verso chi ha invocato l’esplorazione di prestiti irredimibili, della trasformazione in liquidità non a debito dei diritti di prelievo presso il Fmi o abbia ipotizzato che una posizione espansiva prolungata della Bce sia sufficiente, ecc. Colpisce, poi, la spinta per ricorrere al Mes (36 miliardi) nel momento in cui il Tesoro ha in cassa ben 98 miliardi di liquidità ferma. Poi è evidente l’accettazione della supercondizionalità connessa al Recovery Fund. Sorprende, poi, che il governo italiano faccia intendere senza eurosmentite dirette, ma indirette sì, la tendenza alla condivisione europea del debito quando è prevedibile che ciò sarà un atto non ricorrente. Inquieta, inoltre, il cedimento alle pressioni francesi per dominare asset strategici italiani, per esempio Borsa, nonché a criteri che favoriscono l’industria tedesca. L’insieme di tali fatti sostiene l’ipotesi che l’attuale governo abbia siglato con quelli di Francia e Germania un riservato “sovereignity/debt protection swap”. Cioè cessione di sovranità e convergenza subordinata in cambio di protezione del debito e qualche aiutino.  

Sondando i colleghi dei think tank strategici sia francesi sia tedeschi, lo scrivente ha notato la grande preoccupazione che un’Italia diversamente governata e capace di ridurre la vulnerabilità sul piano del debito sarebbe meno condizionabile, rendendo difficile il consolidamento del blocco europeo a guida diarchica. C’è anche, a lato, il timore che un’implosione dell’Italia inneschi quella dell’Eurozona. Ciò spiega sia l’apparente generosità nei confronti dell’Italia sia la pressante insistenza nell’ingabbiarla. Ma l’accordo diarchico si limita a questo, per il resto le idee di ordine europeo sono divergenti e l’Italia è terreno di conquista competitiva. Da un lato l’euroconvergenza ha effetti positivi. Dall’altro, la modalità autoannessionista crea un rischio per la ricchezza residente. Lo si potrà ridurre: (a) mettendo in priorità comunque la riduzione del debito; (b) non incastrandosi in accordi bilaterali duraturi con i diarchi, in particolare con la Francia, per poter appoggiare o l’uno o l’altro a seconda delle convenienze. Il sistema finanziario privato dovrà cercare autotutela in nuovi consolidamenti per ingrandirsi.

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