Chi scrive ha analizzato la letteratura di ricerca – anche utilizzando l’immensa base bibliografica del Disaster Research Center, University of Delaware - sulla gestione delle emergenze di massa, selezionando il tema della comunicazione di allarmi e istruzioni precauzionali, in particolare dove il pericolo è invisibile. Il motivo, dal punto di vista economico/finanziario, è capire se ci sono sufficienti conoscenze antropologiche per produrre fiducia in condizioni di incertezza. Ci sono.
La comunicazione istituzionale di un pericolo ha requisiti precisi: descrizione puntuale del rischio e istruzione dettagliata di cosa fare e dove per mitigarlo. L’efficacia della comunicazione stessa si basa su due fattori: credibilità della fonte istituzionale e, soprattutto, visibilità dell’organizzazione concreta di prevenzione. Poi bisogna tener conto della reazione più probabile di un sistema sociale di fronte alla comunicazione di un rischio. Una parte della popolazione tende a negare il pericolo e ciò rende necessaria la credibilità indiscutibile della fonte. Un’altra parte ha la reazione opposta oppure esibisce un’isteresi che la porta della negazione stessa all’esagerazione. Per tale motivo – mantenimento dell’ordine - bisogna trasformare il pericolo da invisibile a visibile creando dei presidii di sicurezza diffusi sul territorio. Tali presidii devono essere configurati in modo rassicurante per non amplificare la percezione del pericolo oltre il livello utile ad attivare precauzioni individuali. Inoltre, le istituzioni devono tener in conto che nelle emergenze di massa studiate si osserva la prevalenza di comportamenti solidaristici/ordinati. La comunicazione sbagliata e/o imprecisa di pericolo e precauzioni genera poi costose “catastrofi comunicative” senza base reale. Le comunicazioni istituzionali vengono trasmesse via media e spesso la loro prassi le complica. In letteratura si trovano frequenti raccomandazioni per creare nei media e nelle istituzioni specialisti di comunicazione/gestioni d’emergenza. Questi, in particolare, hanno la missione di definire una profezia credibile di fine emergenza che sostenga la fiducia nel mentre: l’iniezione massiva di liquidità non è sufficiente se la profezia stessa manca o non è credibile o fumosa. Infatti ora troppo denaro resta congelato. In tutte le nazioni si può osservare che gli standard di buona comunicazione/gestione d’emergenza, pur noti, non sono stati rispettati: perdonabile perché è una prima volta. Ma la politica deve capire che l’economia non potrà reggere la continuazione di questo gap di competenza.