I dati di scenario economico mostrano una ripresa superiore al previsto nell’Ue e in Italia pur restando in crisi quei settori più esposti alla riduzione precauzionale dei flussi di persone. Tale ripresa, però, non sarà sufficiente a riportare la ricchezza perduta, misurata dal Pil, nel 2020 prima della metà del 2022 (caso migliore). Da un lato, tale “buco”, per il periodo detto, potrà essere riempito dall’alluvione di liquidità resa disponibile dalla Bce per interventi compensativi a debito da parte degli Stati. Dall’altro, chi scrive ha una preoccupazione. Se a causa di nuove ondate di contagio non ben controllate il periodo di incertezza dovesse prolungarsi, nell’Ue e nel globo, la compensazione a debito delle crisi aziendali nei settori colpiti e delle tutele del lavoro potrebbe non bastare. La stessa preoccupazione ha determinato la scelta della Banca centrale americana (Fed) di abbandonare l’obiettivo di inflazione al 2% per permettere di alzarla senza dover indurre restrizioni alla crescita: significa che la sua politica monetaria resterà espansiva fino a che la disoccupazione non sarà completamente riassorbita. La Bce probabilmente dovrà adeguarsi anche se tale soluzione è divisiva. Ma possono le Banche centrali continuare a stampare denaro senza un termine preciso? Una recente dichiarazione della Banca d’Inghilterra – luogo di nota competenza – sottolinea che le istituzioni monetarie hanno una flessibilità immensa. Ma chi scrive vede anche le distorsioni gravi di una bolla di liquidità. Pertanto è necessario dare un termine all’emergenza economica. Ciò porta l’attenzione sulla priorità di gestire la convivenza con il virus in modi che non impediscano la ripresa. Il periodo più delicato sarà da adesso alla metà del 2021 quando si stima possano essere in circolazione vaccini. Il punto: l’economia non può permettersi altri blocchi o intoppi. Le scienze mediche mostrano un apprendimento rapido, ma non altrettanto le istituzioni politiche. Francia e Spagna hanno perso il controllo della seconda ondata, l’Italia meglio, ma mostra preoccupanti incertezze gestionali. Da un lato, il Covid 19 non è la peste. Dall’altro, ha una pericolosità sufficiente per devastare l’economia. Ciò deve essere chiaro per migliorare i comportamenti delle istituzioni ed anche dei cittadini: in particolare, i padri lo spieghino bene ai figli.