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Carlo Pelanda: 2020-7-5La Verità

2020-7-5

5/7/2020

Il prestito irredimibile è una soluzione sovrana non eurodivergente

L’Austria ha lanciato un prestito irredimibile di un secolo e tale scelta “sdogana” l’analoga proposta fatta dal Prof. Paolo Savona per l’Italia, poche settimane fa, che è stata ignorata dal governo. E’ interesse della nazione, invece, analizzare a fondo tale opzione perché il prestito irredimibile è uno strumento finanziario che raccoglie denaro istantaneamente per le casse statali e, qui il punto, non è classificabile come debito pubblico. Sarebbe una soluzione salvaitalia.

 Come funziona? Lo Stato emette dei titoli che danno un rendimento annuale in un periodo lunghissimo. Chi li compra non può reclamare il capitale prestato – e ciò evita la classificazione come debito - ma avrà in mano per un secolo carta caricata di rendimento protetto dal mandato della Bce di tenere l’inflazione sotto il 2%. Per inciso, l’Austria ha emesso titoli di prestito irredimibili, per 2 miliardi, della durata di un secolo con un rendimento annuale dello 0,8% e la domanda è stata dieci volte superiore alla cifra offerta. Se un compratore di titoli irredimibili avesse bisogno di denaro immediato, non avrebbe alcuna difficoltà a vendere i titoli stessi, trasferibili alle generazioni future senza tasse, con un valore accresciuto. In sintesi, la garanzia del rendimento di lunghissimo periodo sostituisce la necessità del ritorno del prestito perché, alla fine, questo in realtà c’è in forma differita più un guadagno.

Il delegato del Tesoro che gestisce il debito pubblico italiano ha espresso opinione contraria a tale tipo di prestito. Immagino tema una concorrenza tra l’emissione di un prestito irredimibile ed uno normale. Poiché l’Italia deve rifinanziare ogni anno il proprio debito per centinaia di miliardi, è comprensibile. Tuttavia, non è difficile generare un profilo di neutralità concorrenziale tra emissioni normali e irredimibili. La durata di un secolo con tot di rendimento a bilanciamento dell’inflazione quali garanzie richiede in caso di guai del sistema? Non è difficile aggiornare tecnicamente la garanzia del rendimento. Poiché il titolo irredimibile è configurato di fatto come una moneta, un’emissione massiva di tali titoli può creare problemi al regolatore monetario? Il fatto che assicurazioni e fondi pensioni siano tra gli acquirenti più interessati ai titoli irredimibili può provocare problemi? A occhio non sembra, ma ovviamente va approfondito. Forse c’è un limite alla quantità di irredimibili. L’Austria, per esempio, poteva raccogliere 20 miliardi senza problemi, ma si è limitata a 2. Ciò porta alla domanda: quanto sarebbe sufficiente e allo stesso tempo non oltre soglia di sostenibilità per un’emissione italiana irredimibile? In prima ipotesi 150 miliardi, con rendimento pareggiato a quello dei titoli normali e più lunghi di debito. Se confermata la fattibilità, e questa potenziata dalla possibilità della Bce di comprarli, in caso, la soluzione sarebbe “salvitalia”. L’emissione irredimibile, infatti, eviterebbe il ricorso a Mes, Recovery Fund, ecc. Significherebbe che l’Italia potrebbe fare da sola, e subito, evitando sia un aumento del già pesantissimo debito sia rischi di condizionamento. Questi sono espliciti nel Recovery Fund: ti do soldi eurogarantiti, più di quelli che versi nel bilancio dell’Ue, in cambio della tua accettazione a farti imporre le riforme che vogliamo noi. Lo swap, in altre parole, è soldi in cambio di cessione ulteriore di sovranità. Mes a parte, il governo vuole accelerare il Recovery Fund, svendendo sovranità e reputazione nazionale, cosa che spiega perché nemmeno vuole studiare l’idea del prestito irredimibile. Ma questa è salvifica non solo per l’Italia, ma anche per l’Eurozona perché disinnesca la mina del debito italiano ed evita alla Bce il problema di sostenerlo oltre misura. Infatti concordo con il premier olandese Mark Rutte: l’Italia deve cavarsela da sola. E può farlo perché tra risparmio e liquidità dei fondi pensioni e delle assicurazioni ci sono migliaia di miliardi disponibili. Un buon confezionamento dei titoli irredimibili troverebbe anche molto di più dei 150 che sono (in base a stime del mio gruppo di ricerca) sia misura sufficiente sia massa sotto la soglia di eventuale frizione con altri strumenti finanziari. Anche la Germania dovrebbe essere contenta perché tale soluzione corrisponde all’idea tedesca di Europa: ognuno si arrangia da solo e il livello superiore interviene solo in casi eccezionali d’emergenza, cioè il principio di sussidiarietà. Ma Angela Merkel preme l’Italia affinché ricorra a strumenti europei e non sovrani. Ciò è anomalo (perché non lo ha detto all’Austria?) e secondo me corrobora l’ipotesi che Germania e Francia temano un depotenziamento delle istituzioni europee che sono il loro strumento di dominio indiretto delle altre nazioni. La verità è che l’Italia non ha necessariamente bisogno di salvataggi europei - Bce a parte - e il ricorrervi o meno è una scelta politica. Chi la fa? Su questo punto così cruciale deve esprimersi l’elettorato e non un governo debole e sospettabile sia di non rappresentatività sia di voler scambiare la sovranità italiana con aiuti alle carriere personali.

Possibile che i commentatori politici non si siano accorti che il prestito irredimibile offra all’Italia una soluzione sovrana, ma non eurodivergente, anzi, all’emergenza economica. Incrociamo le penne e battagliamo per dare più informazione possibile, tecnica e (geo)politica, agli elettori affinché possano fare una scelta istruita, il prima possibile, se il Quirinale sarà così cortese da ottriarla. E convergiamo nel rispetto della democrazia. Grazie al prof. Savona per aver fornito con coraggio cognitivo una base tecnica per (ri)mettere la democrazia al lavoro. E grazie all’Austria per l’esempio.

(c) 2020 Carlo Pelanda
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